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Il nuovo centro non è nato ma già litiga

Beppe Sala

Francesco Storace
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Già litigano. Non è un partito, anzi lo è. «Non mettetevi troppo comodi», direbbe Manuela Moreno dal Tg2 Post, perché in questo caso si rischia di non capirci nulla. Il centro politico, in fondo, è da tempo che fa così. Dunque, "l'Italia c'è" sarebbe il nuovo soggetto politico. Di certo c'è un signore molto ricco che lo vorrebbe subito in campo ed è il solito Gianfranco Librandi. Hanno anche il leader potenziale, Beppe Sala, che però non deve fidarsi molto se già dice che lui non vuole portare Milano al voto. Però pare che abbia incontrato a New York Luigi Di Maio per una chiacchierata "di stima".

 

 

Anni fa lo bollava impietosamente: «Quando il ministro Di Maio avrà lavorato nella sua vita il 10% di quanto ho fatto io, sarà più titolato a definirmi "fighetto". Non ho altro da aggiungere». Virtù scoperte in ritardo, evidentemente. Come in tutti gli annunci di aggregazioni terzopoliste, non manca mai il nome di Carlo Calenda, che però ieri si è messo a sbertucciare l'operazione. Probabilmente vede gli uomini di Sala - che non ne fa mistero - più in linea col fronte progresssista che in una posizione autonomista.
E al solito ha scritto su Twitter, irrefrenabile: «Oggi ho ricevuto alcune telefonate da giornalisti per chiedere se stessi lavorando a un partito con Di Maio, Sala, Carfagna e Gelmini. Di Maio. Giuro». Si è scordato altri nomi, Calenda, ad esempio che fine farà Renzi. E se chiama in ballo Carfagna e Gelmini vuol dire che potrebbe essere della partita anche Giovanni Toti?
Diciamo che per ora si tratta della compagnia dell'agenda Draghi che vede come protagonisti più addetti ai lavori che elettori. Nelle intenzioni dei promotori si contrappongono alla cosiddetta "agenda Meloni" e non disdegnano di flirtare con mille accortezze col campo largo vagheggiato da Enrico Letta. Praticamente una specie di miracolo.

 

 

GUERRA DI POSIZIONAMENTO
In realtà, per ora è guerra di posizionamento, dove ciascuno tenta di conquistare una tribuna. Del resto, se non cambia la legge elettorale spazio per aspirazioni al centro dei poli se ne possono coltivare poche e finirà che si tenterà di pesare sulla trattativa col Pd per i collegi da dividere. A meno che i promotori del "partito" che alcuni propongono e altri negano non facciano definitiva chiarezza sulle loro intenzioni. Ma Sala aspetta la deflagrazione dei Cinque Stelle e per questo parla con Di Maio. Per entrambi il nemico è lo stesso: Giuseppe Conte. Che a sua volta non sopporta Mario Draghi. Il cerchio si chiude, se gli va bene.
Hanno commissionato i sondaggi e la cifra iniziale è sempre la stessa di ogni rilevazione statistica, tra il 9 e il 10 per cento. Poi, puntualmente, quei voti spariscono nell'assetto bipolare verso cui si indirizza il popolo italiano, al netto della furia astensionista. E anche questo rischia di rappresentare un problema: può essere credibile per riportare gli italiani a votare il partito di Draghi senza Draghi, composto da personalità che certamente non hanno con sé il fascino del nuovo? Ad esempio, diventa innovatore un soggetto che punta anche a far man bassa dei grillini spaventati dalla riemersione del vincolo del doppio mandato elettorale? A settembre "l'Italia c'è" si farà viva. Con un convenzione proprio nella città di Sala, a Milano, il luogo naturale per incoronarne la leadership. Anche se - come si fa in questi casi - c'è chi non vuole fare arrabbiare il sindaco. Dice Piercamillo Falasca, che dell'associazione è coordinatore: «L'Italia C'è non è l'associazione di Beppe Sala: lo esortiamo a essere un protagonista della vita politica nazionale, ma non lo tiriamo per la giacchetta né ci appropriamo del suo nome. Sappiamo quanto sia impegnato a fare bene il sindaco della città e quanto ci tiene a continuare a farlo. La nostra ambizione non è creare un partito intorno a un leader, ma promuovere una leadership plurale di un progetto chiaro: non consegnare le chiavi di Casa Italia agli amici di Putin e Orbán, anzi lasciarle saldamente nelle mani di chi sa fare del nostro Paese un luogo sicuro, solido e accogliente». Li avrà invitati - Sala - a darsi una calmata.

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