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Giorgia Meloni, ecco tutti gli insulti ricevuti dal Pd: oscenità e menzogne, che roba è la sinistra

Gianluca Veneziani
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Almeno potevano essere più originali. Non appena ha vinto e si è dimostrata vera avversaria da battere, i compagni si sono uniti in massa, come i proletari di Marx, contro Giorgia Meloni, rispolverando per screditarla tutto l'armamentario di accuse trite e ritrite sebbene destituite di fondamento. E allora ecco che dal Pd le hanno dato della fascista, della razzista, della reazionaria, della neonazionalista... Ah già, stavolta hanno aggiunto ai fanta-insulti anche quello di filo-russa.  Che tristezza: temendo di non riuscire a battere la Meloni sul campo e nel merito, i piddini non trovano miglior arma che quella di offenderla. Dimenticando che così rischiano di fare solo il gioco di Giorgia: più la insultano e più gli italiani sono indotti a votarla. Ma, si sa, l'arte del tafazzismo ha una lunga tradizione a sinistra... Ha cominciato l'altro ieri il vicesegretario del Pd, Giuseppe Provenzano, colui che già si era arrogato il diritto di dichiarare Fdi «fuori dall'arco costituzionale». Due giorni fa, a corto di idee, ha sciorinato la solita stanca litania: «La Meloni ha dimostrato di rappresentare una destra estrema, inadatta a governare, attraversata da sentimenti xenofobi e reazionari». Provenzano si ricordi che non porta bene dare a un leader di destra dell'unfit, dell'inadatto. Lo aveva fatto l'Economist nel 2001 contro Berlusconi: poi il Cav ha governato per 8 anni...

 


NIENTE FAIRPLAY - Ma l'affondo meno atteso e perciò più odioso arriva proprio dal leader dem Enrico Letta che finora aveva sempre dimostrato fairplay verso la Meloni. Ora invece, sentendosi il fiato di Giorgia sul collo, la spara grossa. «Sento tanto parlare», dice Enrico che non sta sereno, «del percorso moderato della Meloni. Ma ho visto il video del suo sostegno al candidato di estrema destra in Andalusia (del partito Vox, ndr).  Guardatelo: è da brividi». Noi lo abbiamo guardato, e i brividi li proviamo solo per le frasi di Letta. In quel discorso la leader di Fdi parla di difesa della famiglia naturale, di minaccia delle lobby Lgbt, di promozione della cultura della vita e delle radici cristiane e di rifiuto della violenza islamista e dell'immigrazione di massa, e di lotta per tutelare la nostra civiltà. Nulla di nuovo sotto il cielo, sono i riferimenti valoriali che da sempre nutrono il lessico e l'immaginario della Meloni e della destra conservatrice che lei rappresenta.

 


ATTACCO SGANGHERATO - Eppure per Lia Quartapelle, deputata e responsabile Esteri del Pd, queste frasi confermano la sua «mentalità fascista», essendo «parole d'ordine fasciste», «rantoli rancorosi», figli di «un passato spaventoso che non passa». Ma fin qui siamo alla nota reductio ad hitlerum. Il passo ulteriore e inaccettabile è l'allusione all'appartenenza della Meloni a una destra mondiale che vanta un filo diretto, anche economico, con la Russia. «Nel suo discorso per la candidata di Vox c'erano tutti i luoghi comuni di questa internazionale di destra, sostenuta finanziariamente dalla Russia, legata alla destra trumpiana che sta dietro all'assalto del Congresso Usa del 6 gennaio», avverte la Quartapelle. Un attacco talmente sgangherato ed eclatante da non poter restare lettera morta. La Meloni prima si appella al segretario dem: «Pretendo di sapere da Letta se condivide queste affermazioni». Poi minaccia querela: «Dice la Quartapelle in queste deliranti dichiarazioni che noi faremmo parte di una Internazionale di destra sostenuta finanziariamente dalla Russia. Mi aspetto che dica esattamente a cosa fa riferimento o dovrà dirlo ai giudici». Messa alle strette, la Quartapelle è costretta a correre goffamente ai ripari: «Nessuno accusa Fdi di prendere finanziamenti dai russi», dice, ma «la Meloni sa bene che la rete che ha diffuso il messaggio di Vox fa parte di una galassia ambigua legata all'Alt Right americana e ad alcuni oligarchi russi». Dove non poté l'onestà intellettuale riuscì la strizza... Né potevano mancare le parole di un altro "rosso" del Pd, l'europarlamentare Pierfrancesco Majorino che accusa la leader Fdi di neonazionalismo: «Il comiziaccio di Meloni dai fascisti di Vox racconta dove va la destra europea. Il crollo di Salvini non deve far credere che il neonazionalismo sia sconfitto».

 


CHE SPOCCHIA - Ma l'assedio concentrico contro la Meloni coinvolge anche esponenti in teoria più moderati come Carlo Calenda di Azione. Che, ringalluzzito dalla buona performance alle Amministrative, gioca a dare lezioni di competenza a destra e a manca, soprattutto a destra. E allora va giù pesante dando a Meloni dell'incompetente che parla a vanvera ed è degna al più di stare nei parchi giochi. «La politica non è aprire bocca e dare fiato a seconda delle inclinazioni del Paese», sentenzia l'illuminato Carlo. «Alla Meloni l'unica cosa che non deve succedere è di andare al governo, perché questo giochino di dire la prima fesseria è finito. Quella non è politica. Andassero a fare qualcos' altro. Ci sono i Kinder Garden, posti dove ci si arrampica sulle altalene, si va sopra il muro. Ma il governo è un'altra cosa». Dio santo, quanta spocchia... La verità è che fino a tre giorni fa la Meloni veniva coccolata dalla sinistra perché avrebbe potuto distruggere politicamente Matteo Salvini, il vero Nemico; e veniva anche invitata agli incontri insieme a Letta, in un clima di civile confronto, al punto che gli editorialisti del Corriere avevano evocato un governo rosso-nero, di alleanze molto trasversali tra Pd e Fdi. Ora però Giorgia ha dimostrato di non essere una pedina nelle mani dei dem, utile a spaccare il fronte della destra per far restare al potere la sinistra. Ha dimostrato piuttosto di essere colei che, la sinistra, potrebbe sbatterla fuori dalle stanze del potere, e grazie al voto degli elettori. La Meloni fa paura, e molto, al Pd. Per questo viene descritta come un mostro. Ennesima conferma che una Giorgia premier non è un'ipotesi così remota... A noi piace immaginarlo, se non altro perché vuoi mettere la goduria di vedere i dem rosicare? 

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