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Giorgia Meloni, Sallusti vede la trappola del Corriere: come vogliono distruggere la leader di Fdi

Alessandro Sallusti
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Due editoriali consecutivi sul Corriere della Sera buttano lì, accarezzano, una pazza idea per il futuro governo dl Paese. Il primo, lunedì, era firmato da Paolo Mieli: “… A meno che, nel parlamento rinnovato non si costituisca un asse tra Fratelli d’Italia e il Pd di Enrico Letta, un asse però assai improbabile”. Il giorno dopo, ieri, Angelo Panebianco è stato più esplicito. La prende alla lontana, anno 1200 quando Firenze fu governata insieme da Guelfi e Ghibellini, ma poi arriva al punto: “Ci si può chiedere se ci sarà qualcuno di così autorevole da costringere i due partiti probabilmente più votati alle prossime elezioni - Fratelli d’Italia e Pd - a governare insieme… i gruppi dirigenti dei due partiti dovrebbero riflettere… dismettere entrambi le bandierine e fare un bel disarmo simmetrico e bilanciato, discutere su come rafforzare le istituzioni di governo”.

Due editoriali di fila sullo stesso tema non sono un caso, non da quelle parti. La tesi è suggestiva: prendiamo i due partiti che si sono dimostrati più anti putiniani e più filo atlantisti, mandiamoli al governo e chiudiamola lì con questi balletti su dove collocare l’Italia nel mondo. Semplice, no? Onore a Giorgia Meloni che con il suo rigore si è conquistata la stima degli intellettuali organici non di destra, ma la questione puzza di trappola lontano un miglio. È vero che in questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori - dal governo giallo-verde a quello rosso-verde e infine l’attuale arcobaleno - ma a immaginare per il domani a un esecutivo rosso-nero giuro non ci ero arrivato.

 

 

Sarò prevenuto, ma quando la sinistra manda avanti i suoi pensatori a lusingare qualcuno di destra dalle autorevoli colonne del Corriere c’è da preoccuparsi. Negli ultimi anni è accaduto due volte. La prima quando improvvisamente Gianfranco Fini diventò l’idolo dei progressisti che lo convinsero a mollare la casa del Centrodestra prima e a provare a far cadere il governo Berlusconi poi. La seconda quando la stessa cosa capitò con Angelino Alfano, segretario del Pdl, per poter insediare il governo Letta prima e spaccare definitivamente Forza Italia poi. Voglio dire che le avance della sinistra sono funzionali solo a dividere la destra, altrimenti difficilmente battibile nelle urne. Il messaggio è chiaro: cara Giorgia, non perdere tempo appresso a quei due perdenti filo putiniani di Salvini e Berlusconi che ti detestano, vieni con noi e vedrai che faremo grandi cose, tanto poi sulla legge Zan, sullo ius soli, sugli sbarchi e sull'aumento delle tasse un accordo in qualche modo lo troveremo.

 

 

In altre parole: tu hai i voti, noi siamo intelligenti, facci vincere le elezioni che una fettina di torta ci sarà anche per te. Detto solo per dovere di cronaca che Fini e Alfano politicamente hanno fatto la fine dei fazzolettini usa e getta, e detto che Giorgia Meloni è fatta di altra pasta, mi chiedo: se la sinistra, dopo averle provate tutte compresa l'annessione dei Cinque Stelle, è così disperata da immaginare di attaccarsi alla gonnella della Meloni (per poi ovviamente fregarla come è nel suo costume) perché offrirle l'ennesima ciambella di salvataggio? Provassero a vincere una elezione invece che tramare per governare da perdenti che la Meloni, immagino, saprà lei cosa fare al momento giusto.

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