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Mario Draghi, Dago-bomba: "Una tale figura di mer***...". Il pizzino a Mattarella, uno sfogo rovinoso

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Il governo paga le conseguenze della sua larga intesa. Con partiti opposti in maggioranza, Mario Draghi non può che tentare di mantenere l'equilibrio. Ma quella che fino ad ora sembrava un'impresa ardua, ora diventa impossibile. L'Unione europea è tornata a chiedere l'applicazione delle riforme che il premier aveva promesso, mandando Draghi su tutte le furie. Stando a un retroscena riportato da Dagospia, "dopo una telefonata con Ursula von der Leyen, l'ex capo della Bce ha subito avvertito Mattarella: con l’Unione Europea, una tale figura di me**a non me la posso permettere. Posso mediare, ha continuato il premier, ma sulle riforme non rinuncio alle promesse che ho fatto". Da qui la minaccia estrema: le dimissioni.

 

 

D'altronde proprio in queste ore si sta consumando una grave crisi all'interno dei vari partiti, con pesanti conseguenze sulla tenuta dell'esecutivo. Si inizia con lo scontro che vede Lega e Forza Italia più unite che mai sulle concessioni balneari, uno dei grandi capitoli della riforma della concorrenza. Poi c'è l'asse Salvini-Renzi a favore della riforma della giustizia e la spaccatura in Forza Italia. Qui Silvio Berlusconi è alle prese con due correnti: una draghiana e una filo-leghista. Come fare per superarla ancora il Cavaliere non l'ha capito e gli effetti, si legge sul sito di Roberto D'Agostino, potrebbe essere deleterio. "La maggioranza dei parlamentari forzisti - gira voce - è pronta a passare tra le fila della Lega, la famosa federazione, dopo che Tajani ha fatto l’accordo con il Capitone (primo della lista alle prossime politiche)".

 

 

Non va meglio al Carroccio, tirato per la giacchetta da due diverse fazioni: quella vicina a Salvini e quella dei governatori. Per non parlare del Movimento 5 Stelle. La forza politica con l'arrivo di Giuseppe Conte non ha mai trovato pace. L'ultima è l'ira di Beppe Grillo, furioso per l'ideona di Rocco Casalino di mettere il nome dell'attuale leader al posto di quello del fondatore. Risultato? Senza un accordo il governo porrà la fiducia sul disegno di legge Concorrenza. In caso di "sorprese" negative Draghi sarà costretto a lasciare Palazzo Chigi. 

 

 

 

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