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Silvio Berlusconi, dopo le parole sull'Ucraina... terremoto nel centrodestra, "ecco cosa può accadere"

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Non siamo abituati a fare dietrologie, anche perché in politica contano i fatti. E le parole solo per gli effetti che provocano. Non staremo perciò a inventarci astruse teorie sui suoi rapporti con l'«amico Putin» (fra l'altro già "amico" di molti leader europei di peso), né a chiederci perché Berlusconi anche a Napoli non si sia limitato a riaffermare (ma ce n'era bisogno?) la fedeltà europeista e atlantista del suo partito.

Chiedendo all'Europa di convincere Kiev ad ascoltare le richieste di Mosca, egli non ha sconfessato, come qualcuno forse si aspettava, le parole pronunciate a Treviglio a inizio settimana, ma le ha precisate e inserite in un discorso più ampio: bisogna, ora che l'Occidente si è mostrato compatto e Putin non ha sfondato in Ucraina, porsi il problema di costruire la pace.

 

Ed è perciò necessario che qualcuno imponga ai due belligeranti di sedersi attorno a un tavolo e ascoltarsi.
Ma l'effetto più interessante, seppure indiretto, le parole di Berlusconi lo hanno sulla politica italiana perché di fatto creano un asse con la Lega. Inserendo, fra l'altro, il discorso della pace in un contesto fortemente occidentalista in cui Salvini non lo aveva collocato, forse soprattutto per differenziarsi dal partito di Giorgia Meloni con il quale è in qualche modo in competizione.

Sempre più sembrano perciò crearsi le condizioni perché quell'idea della federazione di centro-destra, lanciata ormai un anno fa, si realizzi. Certo, Salvini era forse allora rimasto deluso della risposta temporeggiante di Berlusconi.

Ma ora è chiaro che il Cavaliere, in cuor suo convinto della bontà dell'operazione, voleva prendersi del tempo e costruire i presupposti per la realizzazione prima di tutto all'interno del suo partito. Limitando al minimo le tensioni con quella "ala governista" che guardava e guarda più al centro e a sinistra, e che comunque è ora venuta fuori con le posizioni di Mariastella Gelmini. Forse qualche mini scissione sarà da mettere nel conto in futuro per Forza Italia, ma il gioco vale la candela: creare un unico riferimento politico per i ceti produttivi in lato senso liberali, fortemente ancorato nei valori di destra e cristiani ma anche per sua natura rassicurante per la stabilità del Paese, serve a ridare freschezza e vigore al partito di Berlusconi ma anche più esperienza e credibilità a quello di Salvini. Un'operazione win-win, come si dice. 

 

Fra l'altro, con due partiti di uguale grandezza, entrambi fedeli all'Occidente ma con diversa base sociale e diverse tonalità d'azione, lo stesso fronte conservatore ne potrebbe uscire rafforzato. Il passo successivo dovrà essere ovviamente quello di costruire un tavolo serio con Giorgia Meloni, che è impresa non facile allo stato attuale dei rapporti. Forse solo Berlusconi potrà riuscire a ricucire quello che in questi mesi si è rotto a destra, esaltandosi in quel ruolo di federatore che ha storicamente sempre avuto. In questo senso è forse da intendere l'insistenza, anche a Napoli, sulla sua ridiscesa in campo per giocare un ruolo di primo piano nella politica nazionale. 

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