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Matteo Salvini, "siamo arrivati alla fine". Ucraina, Draghi e Letta in minoranza

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"Siamo alla fine dell'invio di armi italiane a Kiev". Matteo Salvini raccoglie le proteste bipartisan, già espresse da Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani, accelera sull'Ucraina e mette alle strette il premier Mario Draghi. Domani il presidente del Consiglio, reduce dalla visita a Washington e dal faccia a faccia con il presidente americano Joe Biden, sarà in Parlamento per riferire. Niente questione time, però, anche per evitare insidiose imboscate dall'opposizione. Interna, per una volta, visto che Fratelli d'Italia sembra molto più convinta della linea dura contro la Russia rispetto a sempre più ampi settori della maggioranza.

 

 

 

 

"Conto che non ci sia bisogno di un voto" in Parlamento, spiega Salvini intervistato da Radio anch'io su Rai Radio 1, "perché non ci sarà più l'invio di armi, tutti noi abbiamo votato convintamente gli aiuti, anche militari, ma a tre mesi mi sembra evidente che la voglia di pace sia della stragrande maggioranza di italiani, ucraini e russi. Penso che sia arrivata la fine dell'invio di armi e che sia il tempo del dialogo e della diplomazia". 

 

 

 

Il leader della Lega dice di pensarla "come generali e Santo Padre" e avverte: "Se andiamo avanti così tra sei mesi conteremo milioni di morti. Abbiamo dato mandato al governo di mandare armi se lo ritenesse necessario, penso che sia arrivata la fine dell'invio di armi". Si apre però anche un altro capitolo geopolitico: "In Libia deve tornare una presenza italiana, francese ed europea dopo il disastroso intervento bellico che ha portato dieci anni di caos". "Ci sono 20 milioni di donne e uomini africani ridotti alla fame. Ci attendiamo una estate di arrivi senza precedenti sulle nostre coste". E, particolare non secondario, la mano di Vladimir Putin su quel che accade nel Nord Africa, alle porte d'Italia, è pesantissima.

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