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Silvio Berlusconi: "Perché Putin non si siede a un tavolo", la fucilata a Joe Biden. E poi...

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Hanno fatto parecchio discutere le dichiarazioni rilasciate da Silvio Berlusconi alla Fiera di Treviglio in provincia di Bergamo, dove ha partecipato a un evento elettorale. Parlando del conflitto in Ucraina, in particolare, il Cavaliere ha detto: "Siamo in guerra anche noi, perché gli mandiamo le armi: mi dicono che manderemo anche i cannoni e le armi pesanti, lasciamo perdere...". Una posizione diversa da quella sostenuta in questi giorni da Forza Italia, che invece risulta essere completamente in linea con Mario Draghi. Nel suo sfogo, il Cav è sembrato molto più vicino alle opinioni espresse da Matteo Salvini sull'argomento.

 

 

 

Il leader azzurro, poi, ha lanciato diverse stoccate: "Non abbiamo signori leader nel mondo, non li abbiamo in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo gli ha dato del criminale di guerra - ha detto riferendosi probabilmente a Joe Biden - gli ha detto che doveva andare via dal governo russo e finire in galera". E ancora: "Il segretario della Nato, Stoltenberg, danese di 63 anni, ha detto che mai più l’Ucraina sarà sotto la Russia e così sarà anche delle due repubbliche del Donbass a cui mai l’indipendenza, mai, sarebbe riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin è ben lontano dal sedersi a un tavolo".

 

 

 

Oggi Berlusconi torna a parlare dicendo di non aver mai giustificato l'aggressione russa in Ucraina. In una nota ufficiale dice che "serve una soluzione diplomatica che garantisca la libertà degli Stati" e poi ribadisce di non avere dubbi "sulla fedeltà alla Nato e all'Alleanza atlantica". Il Cav sottolinea di avere sempre espresso con "estrema chiarezza la delusione e il profondo dissenso verso le scelte del presidente della Federazione russa". Alla fine nel comunicato si legge: "A Treviglio il presidente ha semplicemente parlato del drammatico costo, in termini di vite umane, di distruzioni, di privazioni, del conflitto in Ucraina, e della necessità di arrivare nei tempi più brevi a una soluzione diplomatica che definisca un nuovo assetto di sicurezza e di stabilità nell'Europa dell'Est, garantendo naturalmente la libertà, l'integrità e la sicurezza degli Stati sovrani".

 

 

 

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