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Salvini, l'offerta alla Meloni: retroscena, cosa c'è sul piatto per salvare il centrodestra

Antonio Rapisarda
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Spunti per la sfida delle Politiche del 2023, raccolti in abbondanza personalmente - per 9 ore, seduto in prima fila - dall'azionista di maggioranza del "centrodestra di governo". Ma anche proposte del partito per sostenere i ceti produttivi e i ceti popolari, chiamati a superare insieme il combinato monstre di pandemia ed economia di guerra.

 

Una prima tappa di un itinerario programmatico per «l'Italia che vogliamo» all'insegna dell'ascolto e del lavoro. Con questa "regola" Matteo Salvini ieri ha dato il via, allo spazio la Lanterna di Roma, al tour con cui la Lega intende comporre il proprio spartito per il prossimo governo. A spiegare il metodo, in apertura, è il segretario stesso: «Il programma con cui penso vinceremo le elezioni non lo facciamo in un ufficio ma con incontri in tutte le Regioni, ascoltando chi rende grande questo Paese».

E ieri una fetta significativa di classe dirigente (gli ad delle grandi aziende di Stato, De Scalzi, Donnarumma e Starace), di rappresentanti del terzo settore (da Confedilizia ai sindacati Cisl e Ugl), della società civile (fra gli altri Carlo Nordio) ha risposto all'appello del Carroccio per i primi 6 punti tematici del percorso. L'obiettivo, come ha ribadito il coordinatore dei dipartimenti del partito Armando Siri, è duplice: «Raccogliere dei feedback sulla nostra esperienza di governo e consigli che dovranno essere i punti qualificanti del nostro progetto».

 

Il terzo punto, ufficioso, è altrettanto evidente: dare una risposta sul campo alle convention di FdI (andata in scena a Milano) e di Forza Italia (che replicherà a Napoli il prossimo fine settimana). Chi si aspettava, però, una sorta di derby polemico - in linea con lo stato tutt' altro che pacifico dei rapporti, soprattutto fra Salvini e Meloni - è rimasto deluso. Se è vero, infatti, che per l'ex ministro dell'Interno «le priorità sono pace e lavoro», questo percorso può risultare «omogeneo e coerente» solo con il centrodestra. Non certo con il Pd «che propone ius scholae e ddl Zan». Salvini, in attesa del famoso vertice di ricomposizione, è pronto a portare la sua dote: «Questa non è l'idea di Italia della Lega», ha sottolineato.

«Mi piacerà offrire questo percorso di ascolto e costruzione all'intero centrodestra». Il motivo è chiaro ma ribadirlo in questa fase assume un valore: «Solo unito il centrodestra vince e governa questo Paese. Le divisioni aiutano solo il campo avverso». Di qui l'appello: «La Lega è promotrice di un centrodestra unito. Cercano di farci litigare con Giorgia, con Silvio, ma più ci provano e meno ci riescono. L'importante è che tutti abbiano lo stesso obiettivo». Il suo? «Non è "l'importante è partecipare" ma puntare a vincere». Per fare cosa? «Per rimettere al centro il lavoro», a differenza della sinistra «che vede il Paese fondato sui sussidi». A questo la Lega contrappone la flat tax e la pace fiscale. Centrale anche la riforma della giustizia. Per la quale un buon inizio «sono i referendum del 12 giugno».

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