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Beppe Grillo-choc, le sue parole sulla Crimea: ricordate? Lui e Putin... adesso tutto torna

Gianluca Veneziani
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iciamo che almeno sui numeri era stato fattuale. In un'ospitata tv del 2014 al programma di Mentana Bersaglio mobile - il cui video ieri è tornato a girare su Twitter- Beppe Grillo aveva giudicato legittimo l'appena svoltosi referendum in Crimea per il passaggio alla Russia: «Penso che sulla Crimea ci sia stato un referendum con 150 figure dell'Onu che hanno visionato. Un referendum fatto col 95% dei consensi e l'85% della popolazione votante. Se tutta la popolazione vuole diventare russa, io rispetto quella volontà lì. Ma l'informazione che arriva qua è sempre deviante». 

 

Tutto vero sulle cifre, ovviamente dando per buono che le elezioni si fossero svolte regolarmente. Ma Grillo ignorava un dettaglio non proprio insignificante: quel referendum si era tenuto dopo che la Russia aveva annesso la Crimea militarmente con l'invio di truppe. Prassi non del tutto compatibile con la democrazia, anche con quella diretta, di cui a lungo ha fatto vanto il fondatore dei 5 Stelle... Curiosamente però Grillo si sbilanciava nel giudicare negativamente la cacciata dell'allora presidente ucraino filorusso Viktor Yanukovich in seguito alle proteste di piazza Maidan. «Un governo eletto democraticamente viene cacciato dalla piazza. Perché viene mandato via dalla piazza? Chi c'era?», e indicava i responsabili in «forze occulte, gli americani». Quindi la rivolta di piazza, per Grillo, era antidemocratica e sobillata dallo Zio Sam, mentre il referendum dopo occupazione militare era piena e pura espressione di volontà popolare...

Ma sul concetto di democrazia i grillini continuano ad avere le idee poco chiare. Non solo in merito al confitto in Ucraina, ma anche riguardo al nostro Paese. Ne è caso esemplare la vicenda della commissione Esteri in Senato. Dopo le dimissioni di tutti i membri per destituire il pentastellato e filorusso Vito Petrocelli dal ruolo di presidente, la commissione si è riformata pressoché con gli stessi membri e ha il compito, martedì prossimo, di eleggere il nuovo presidente. Che, non per forza di cose, dovrebbe essere un grillino.

 

Ma non la pensano così gli esponenti 5 Stelle che hanno già indicato al posto di Petrocelli due loro candidati, il neo-entrato in commissione Ettore Licheri, e un'altra commissaria, Simona Nocerino, evidentemente intendendo la presidenza come un ruolo che spetta loro per diritto (divino). «Legittimamente», secondo il leader pentastellato Giuseppe Conte. Mentre Italia Viva alza le barricate, convinta che non ci sia un principio ereditario per aspirare alla carica. «Smonteremo questo pasticciato tentativo di blitz», avverte il senatore renziano Davide Faraone, «così come abbiamo ottenuto la decadenza di Petrocelli». E il tutto mentre lo stesso Petrocelli, non ancora espulso dai 5 Stelle ma escluso dalla commissione, si era ricandidato a farvi parte per il bis... Siamo alle comiche, per citare ancora Faraone. Ma il guaio è che il concetto comico di democrazia grillina, se applicato al'Ucraina o alla Crimea, diventa tragico...

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