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Mario Draghi da Joe Biden? Sallusti: dalla tragedia in Ucraina può nascere qualcosa di buono per l'Italia
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Chi, essendo a corto di argomenti, vuole buttare la palla in tribuna, chi insegue la teoria del "tanto peggio tanto meglio", chi per soldo o convinzione sostiene che l'Occidente e in particolare questa Europa è la causa dei mali del mondo, chi insomma gioca allo sfascio oggi dirà che Mario Draghi è in America a prendere ordini da Joe Biden. Le categorie di cui sopra hanno un tratto in comune, quello di essere loro sì camerieri di qualcuno e come tali vivere di rancori, invidie e gelosie. Ognuno di loro, ne sono certo, pagherebbe di tasca sua per varcare il portone della Casa Bianca e sedersi compiaciuto e disponibile al fianco del presunto padrone del mondo.
"Ho mandato a quel paese Berlusconi". Sgarbi svela l'impensabile: "Un dispetto, quando l'ho chiamato...". Amicizia finita?
Ma, tratti psichiatrici e ipocrisia a parte, il problema ovviamente non è essere pro o contro Mario Draghi, bensì che cosa l'Italia vuole fare da grande partendo però da un presupposto: nessuno dotato anche solo di un minimo di intelligenza può pensare di poter mandare oggi, e forse mai, a quel paese l'America per accontentare l'ego narcisista di Michele Santoro e compagni o le smanie di rivincita di Giuseppe Conte, uno che di lingua in bocca con gli americani ne sa qualcosa. Le conseguenze per il nostro sistema finanziario e industriale, per la nostra sicurezza, sarebbero ben più catastrofiche di quelle procurate prima dal Covid e poi dalla guerra in Ucraina perché l'Italia non è un ospite di talk show dove ognuno le può sparare impunemente ma vive nel mondo reale che, brutto o bello che sia, è cosa assai più complicata e delicata.
Detto quindi che la strada è segnata e obbligata, tutto sta in come la si percorre e quale è la meta. Che gli interessi dell'Europa, anche sull'evolversi della guerra, non coincidano in tutto con quelli americani mi sembra una ovvietà, ma lo stesso vale riferito alla Russia e alla Cina. Immagino una Europa indipendente, nel limite delle sue forze, non costretta a scegliere tra fare la serva dell'America, l'utile idiota di Putin e neppure apripista per la Cina. Possibile? Dall'inizio della guerra, tra spinte, controspinte e qualche errore, c'è chi ci sta provando e tra questi Mario Draghi ha un ruolo non secondario. Oggi a Washington il premier si giocherà le sue carte e le più interessanti, immagino, saranno quelle di cui non sapremo, almeno non subito. Non so voi, ma io sono ottimista: può essere che dalla tragedia ucraina nasca qualche cosa di nuovo e utile anche per l'Italia.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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