L'Italia potrebbe scaldarsi da sola (e sganciarsi dal gas russo)
Dal metano al geotermico, dall'eolico ai pannelli solari flottanti al litio: studi della Ue certificano cha avremmo già casa tutte le risorse senza rivolgersi a "Stati canaglia". ma la burocrazia ci blocca. Eni: dal 2024 basta importazioni da Mosca
Col suo battito aritmico nel cuore della Valle del Diavolo, Lardarello, frazione del comune italiano di Pomarance, nella provincia di Pisa, è un ameno paesello il cui pozzo geotermico da 4800 Gwh -come quello irlandese di San Patrizio – produce, da solo, energia per il 10% del fabbisogno mondiale. Il borgo scivola nel Guiness dei primati: illumina, nel silenzio dei media, un milione di case italiane. Come per Lardarello, la geotermia, ovvero il calore della Terra che sprigiona l’energia più pulita del mondo, potrebbe essere una risorsa dei bacini appena scoperti nei Campi Flegrei, nel Lazio e in Sicilia: 17 GigaWatt pronti all’uso neanche fossimo l’Islanda. Ma c’è molto altro.
Il fotovoltaico flottante, la sarabanda di pannelli galleggianti nei bacini dei laghi (maggiore rifrazione e minor surriscaldamento rispetto ai pannelli normali) può portare a 52Gw la forza del sole rispetto all’attuale produzione di 21,2 Gw. L’eolico, anzi il “Beleolico” del parco eolico di Taranto, svincolando il blocco delle autorizzazioni, attraverso l’elettrolisi raddoppierebbe la sua potenza di 20 Gw entro il 2033. Addirittura le pale donchisciottesche potenziate in offshore (spiega Josef Gosner di Alerion a Attilio Barbieri), piazzate in acque lontane dalla costa porterebbero 17mila megawatt in più.
L’estrazione del gas, se si riaprissero i 752 pozzi estrattivi e si revocassero le 42 revoche su 45 autorizzazioni esplorative di giacimenti nell’Adriatico e nel Mar di Sicilia, consentirebbe l’approvvigionamento di “almeno 112 miliardi metricubi di metano”. Che, insomma non saranno i 798 miliardi estratti negli anni 50 di Enrico Mattei, ma di sicuro oggi eviterebbe alla Russia di ricattarci con la fornitura dei suoi 29 miliardi di metricubi, il 40% del nostro fabbisogno. Sono solo alcuni dei numeri che attestano una verità che per anni la politica ha deciso di ignorare; e che ora, dato l’orizzonte della stretta energetica russo torna prepotente. L’Italia, se ben sfruttata può liberare una tale quantità d’energia da potersela, alla fine, paradossalmente, cavarsela da sola. Questo emerge da una ricerca a cura del Dipartimento Ambiente ed energia di Fratelli d’Italia, sulla base di dati elaborati da Enel, Eni, delle varie associazioni di produzione italiana (fotovoltaico, biomasse, eolico) e dei report delle commissioni del Parlamento Europeo. La materia è tecnica. Ma i dati sono chiari. L’energia totale, espressa in “kToe”, in migliaia di “tonnellate equivalenti di petrolio”, in Italia è di 188.813; quella prodotta 36.910; l’utilizzata 120.160; la persa 32.802; l’ esportata (sì la esportiamo) 29.411. Per rendimento totale di 0,75 kToe, siamo tra i più performanti d’Europa; più delle Francia che con lo 0,6, ne spreca di più. L’attuale mix energetico italiano è composto per l'80% da fonti fossili, gas per il 42% e petrolio per il 36%; il residuo viene dal carbone (4%). L’Italia è al quarto posto in Europa per idrocarburi, ma ne estrae in quantità minime. Il restante 20% dell’attuale mix energetico dell’Italia deriva da fonti non fossili, le <CF2711>green</CF>. In particolare, l’11% è coperto da energia solare ed eolico. E qui scopriamo che la burocrazia, la politica col solo l’orizzonte a breve termine della elezioni, la sarabanda oscura delle lobby, be’, tutte tendono a sottostimare un’autarchia energetica. Per esempio, parte del 40% di acqua dispersa dalle tubature potrebbe con una manutenzione straordinaria raddoppiare la potenza di 18,8 Gw dell’idroelettrico. «L’idea di fondo è quella di trasformare le infrastrutture energetiche in infrastrutture strategiche per lo Stato, che possano saltare i “no” a prescindere delle lobby, dei partiti, degli ambientalisti a oltranza, dei vari comitati territoriali; rendendosi così molto più veloci le procedure» dice l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Nicola Procaccini, responsabile nazionale del Dipartimento Ambiente ed Energia del partito, «la stessa soluzione, in pratica, che venne adottata con gli impianti telefonici: se non fossero diventati strategici non avremmo non solo il 4G, ma il 3G, il 2G» Procaccini è ecologista di destra, si muove nel solco di Roger Scruton. Mi parla dei grandi giacimenti di litio – che alimenta telefoni, pc, l’elettronica del mondo- geotermico, il meno inquinante, di cui l’Italia possiede nel Lazio e in Toscana i giacimenti potenzialmente più importanti d’Europa; ad oggi, appaltati ad aziende tedesche e australiane.
Mi spiega che la produzione autoctona di petrolio potrebbe arrivare, secondo le stime dei geologi, a 1,8 miliardi di barili di petrolio. «Purtroppo, il famigerato protocollo PITESAI oltre a fermare le estrazioni di gas naturale, pregiudicherà anche l’estrazione di petrolio nazionale. L’Italia oggi copre solo l’8% del fabbisogno nazionale mentre importa la restante quota del 92% (di cui per il 21% dall’Azerbaijan, 17% dalla Libia, 13% dall’Iraq, il 9% dalla Russia e dall’Arabia Saudita)».
Il concetto è: invece andare a cercare il petrolio per il 92% del fabbisogno da paesi abbastanza barcollanti nei diritti civili, -Algeria, Egitto, Libia, Arabia, Russia- perché non tentare la strada dell’indipendenza energetica? Gradualmente, certo. Con i fondi di un’eventuale revisione del Pnrr, e l’attivazione di tutti i siti produttivi (la produzione del solare può aumentare da 21,3 Gw a 53 Gw, l’idroelettrico da 21 Gw a 60 Gw, le biomasse che oggi producono 4 Twh di elettricità e 86 Twh di energia termica hanno un potenziale tuttora sconosciuto…); e con l’idea di un’autosufficienza che parta degli idrocarburi e «fa da ponte per la transizione completa verso le fonti rinnovabili» che per ora soddisfano il 37% della domanda. L’Eni ha già dichiarato l’autonomia energetica dal gas russo nel 2024. Bene. Siamo sulla strada buona. Sempre che la politica se ne accorga…