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Mario Draghi, "sono pronto a tutto": la frase rubata conferma la crisi di governo, qui crolla tutto

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Elisa Calessi
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Questa volta lo strappo arriva dal M5S. Il decreto aiuti, quello che stanzia risorse a famiglie e imprese, passa in consiglio dei ministri, ma senza il voto del M5S. Lo scontro, durante la riunione dei ministri, è fortissimo. Ed è proprio con il Pd, alleato privilegiato (almeno lo era) dei Cinquestelle. A provocare la reazione del M5S è una singola norma del decreto, un dettaglio, se confrontato all'intero provvedimento. Ma sufficiente (o utile) a scatenare la reazione. I Cinquestelle sono contrati all'inceneritore, annunciato dal sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri. «È sbagliato sporcare le idee politiche del Movimento - come la tassazione sugli extraprofitti, il superbonus, il potenziamento di transizione 4.0, le misure sulle bollette e sul rafforzamento patrimoniale - con norme sugli inceneritori, che nulla hanno a che spartire con un decreto aiuti per famiglie e imprese. Per questo motivo abbiamo deciso di non partecipare al voto», tuona il ministro e capodelegazione M5S Stefano Patuanelli, al termine del cdm sul dl aiuti. Segue una nota del Movimento: «Eravamo favorevoli alla norma sui poteri straordinari al sindaco di Roma e, in particolare, anche a quella che gli attribuisce la facoltà di autorizzare nuovi impianti per lo smaltimento rifiuti in deroga a tutte le norme, ma avevamo chiesto che questi nuovi impianti, in linea con la normativa europea, fossero di nuova tecnologia, eco-sostenibili e non inceneritori come preannunciato più volte dall'amministrazione capitolina. Niente di tutto questo».

 

 

FIBRILLAZIONI
Mario Draghi, nella conferenza stampa seguita alla riunione, ha minimizzato. Si tratta, ha spiegato, di una «specifica norma», «ovviamente siamo rimasti un pochino dispiaciuti ma mi auguro che questo alla fine non abbia conseguenze che si traducano in fibrillazioni generalizzate. È un disaccordo che cercheremo di superare in qualche modo». Durissimo il leader della Lega Matteo Salvini: «Sono fuori dal mondo». Per il resto, il premier dà subito il titolo della giornata, o almeno quello che vorrebbe fosse: con questo provvedimento, dice, il governo vuole dimostrare la «vicinanza a tutti gli italiani. Le decisioni di oggi rappresentano bene la determinazione del governo. È il senso del governo stesso». Ammette, subito dopo, il «clima di grande incertezza che c'è», assicurando che «il governo farà tutto il necessario per poter dare un senso di direzione, di vicinanza, a tutti gli italiani e le azioni, le decisioni di oggi rappresentano bene questa determinazione del governo». Le misure approvate ieri hanno un primo obiettivo: il problema del caro vita.

 

 

Un problema, ha ammesso il premier «che penalizza la grande generalità dei cittadini e può frenare la ripresa». Ha ricordato che «ad aprile l'inflazione era a 6,2%, in calo rispetto a marzo ma ai livelli più alti degli ultimi decenni. Questo dipende in grande misura dall'energia». E dunque, «sono situazioni temporanee», ma che «vanno affrontate con strumenti eccezionali. Senza questo intervento si indebolisce l'economia e poi si creano situazioni permanenti di povertà». L'economia, ammette, sta attraversando una «fase di rallentamento», ma «non è recessione». Restano i rischi, l'incertezza legata sopratutto alla guerra. E nemmeno lui, Draghi, è Superman: «Non sono lo scudo, sono l'umano», risponde a una domanda. La ricetta è sempre la stessa: sostegno all'economia, alle famiglie, alle imprese. E ricorda che il provvedimento di oggi vale 14 miliardi. Che sommato agli aiuti precedenti arriva 30. Occorre, in ogni caso, il sostegno dell'Europa. A cominciare dalla scelta di porre tetto al prezzo del gas. Draghi torna insistere sulla necessità di questa scelta. «Ma deve essere comunitaria».

 

 

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