Maria Elena Boschi mezza nuda sul Fatto? "Cos'ho scoperto un giorno su Travaglio"
«Sono nata nel cesto dei fortunati», così inizia la mia intervista con l'onorevole Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei deputati dal 24 settembre 2019, già ministra nel governo Renzi e sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Gentiloni.
Una frase, quella del sentirsi comunque una persona fortunata, che l'onorevole Boschi ripete più volte nel corso della nostra intervista proprio a significare che, al netto di dolori e delusioni, la sua vita ha sempre avuto complessivamente un segno positivo.
Onorevole Boschi, le cronache riportano, durante il Giubileo del 2000, di una giovane Maria Elena fervente cattolica, presente a Tor Vergata durante la giornata dei giovani. Che esperienza è stata?
«Avevo 19 anni ed ero già stata a Parigi ad un incontro internazionale dei giovani cattolici, ma quel giorno, in agosto, sotto una caldana impressionante ed assieme a due milioni di ragazzi, rimarrà sempre nella mia memoria, nel mio cuore come qualcosa di unico ed irripetibile. Camminammo per mezza giornata a Roma e poi arrivammo a Tor Vergata, in attesa della veglia e e della messa con Papa Wojtyla».
Che sogno aveva in quel momento Maria Elena? «Erano sogni semplici di una ragazza di provincia cresciuta con una educazione cattolica: volevo laurearmi (in Giurisprudenza che era la facoltà che avevo scelto) sposarmi ed avere una famiglia».
Cosa le ha insegnato la fede cattolica?
«Come le dicevo sono cresciuta all'interno di una famiglia tradizionalmente cattolica praticante con l'abitudine della preghiera mattutina. La fede cattolica, che poi ho scelto personalmente e liberamente, mi ha reso felice. La fede è un dono».
C'è invece qualcosa che la Fede non le ha permesso di esprimere?
«Quello mai. Semmai sono alcune volte entrata in difficoltà entrando in politica. Da cattolica credo nella laicità dello Stato e questo può avermi talvolta portato ad una contraddizione interiore che ho dovuto personalmente affrontare e risolvere».
Quando per esempio?
«Mi sono molto spesa per le unioni civili che, certamente, non sono nei dogmi del cattolicesimo. Fu difficile conciliare profondamente in quella occasione la fede alla ragione».
E come ne è uscita?
«Credo che le risposte dello Stato debbano essere in sintonia con la società che è laica. Da Cattolica invece mi sono detta che sono imperfetta».
Com' è la sua famiglia e A Tor Vergata nel 2000, durante il Giubileo dei giovani, erano due milioni e mezzo i ragazzi presenti a quella messa che rimarrà per sempre nel cuore di tutti i cattolici del mondo; tra loro una giovane Maria Elena Boschi, all'epoca diciannovenne, stava vivendo con grande emozione un momento che segnerà profondamente la sua vita. Maria Elena Boschi nasce da una famiglia cattolica, impegnata nella vita sociale della propria comunità, una famiglia tradizionale. Due fratelli, gli studi e poi la laurea in Giurisprudenza non facevano minimamente pensare ad un suo impegno in politica finché avviene l'incontro con come ha preso la sua scelta di entrare in politica?
«Sono fortunata perché sono nata e cresciuta in una famiglia unita che ha sempre avuto piacere a condividere le esperienze di ognuno, parlandone assieme ed affrontando le varie situazioni con il dialogo. I miei genitori hanno, con le opere e le azioni e non soltanto con le parole, fatto capire, a me ed ai miei fratelli, che siamo la loro priorità e, mi creda, questo ha generato e strutturato, in ognuno di noi, un forte senso di protezione e di sicurezza».
E sulla sua scelta politica?
«I miei genitori mi hanno detto che se fosse stata una cosa a cui tenevo non c'erano problemi. Sempre ci hanno insegnato la libertà esigendo in cambio responsabilità per le scelte che andavamo a fare e poi consideri una cosa, che nemmeno io mi sarei aspettata un mio impegno politico che avvenne grazie a Matteo Renzi».
Cosa fece Renzi per convincerla ad entrare in politica?
«Me lo chiese ed io avendo visto i cambiamenti positivi che la città di Firenze aveva avuto quando lui era sindaco accettai. Inoltre ci fu la Leopolda, che ha per me rappresentato un'esperienza entusiasmante».
Lei, da donna impegnata in politica, ha mai subìto pressioni, mobbing o stalking?
«Sì, purtroppo come a tante altre donne mi è capitato di essere vittima di stalking e in alcuni casi ho dovuto denunciare. Queste persone furono poi condannate. Non possiamo chiamarlo "stalking" ma da qualche giornalista ho subito una attenzione quasi persecutoria».
A chi si riferisce ?
«Travaglio, per esempio, mi ha sempre dedicato attenzioni secondo me eccessive».
Perché Travaglio?
«Un giorno feci fare una ricerca sulla mia presenza sul suo giornale...».
E cosa ne scaturì ?
«Che avevo più citazioni di Obama ...».
Solo questo?
«Tornando seria le dico che ogni vignetta in cui venni rappresentata sul giornale Il Fatto» ero in modo discinto e mezza nuda. Così come nello spettacolo che fece in teatro l'attrice che doveva fare me era super svampita e pro Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, che le chiede di occuparsi di organizzare i comitati per la Leopolda.
La passione per l'impegno politico e la speranza che qualcosa possa davvero cambiare nel nostro Paese l'hanno portata ad assumere, già da giovanissima, cariche istituzionali importanti. Fino ai quesiti referendari e le dimissioni del premier Renzi e di tutta la sua squadra. Una intervista che attraversa momenti privati e pubblici e dove l'onorevole Boschi non ha alcun timore nell'ammettere qualche responsabilità ma anche di raccontarsi con verità. vocante. Insomma diciamo che non fu mai particolarmente gradevole».
Accenniamo al caso Etruria, parliamo di giustizia...
«Un tema a me caro visto che sono avvocato».
Lei scelse di fare l'avvocato, non il magistrato ...
Sorride l'onorevole Boschi accennando ad un fatto privato. «Il magistrato, mi dice scherzando il mio fidanzato, lo faccio nella vita privata».
La giustizia secondo lei ha un ruolo in alcuni cambiamenti politici ?
«Assolutamente sì. Quando la politica è debole la giustizia si fa largo. Di fatto è la Costituzione che permette un rapporto stretto tra politica e giustizia: pensiamo al Csm».
Lei si aspettava ciò che Luca Palamara ha raccontato sulle toghe politicizzate nei suoi libri?
«Devo dire di sì perché era risaputo che solamente l'appartenenza ad una corrente permette di entrare nel Csm e di fare carriera ai magistrati. Mai però avrei immaginato un vero e proprio sistema ed una situazione così radicalizzata nel tessuto giudiziario».
E cosa si può fare?
«Penso che soltanto un sorteggio potrà evitare lo strapotere delle correnti delle varie associazioni di magistrati».
E sulla riforma della Giustizia? «Ci stiamo lavorando. Certo non si può stare che gli avvisi di garanzia, che dovrebbero essere atti «a garanzia dell'imputato», diventino condanne preventive che spesso hanno il significato di dire al politico o all'accusato di turno di stare a casa e chiudere per anni o per sempre la propria attività».
Lei ha sofferto quando la giustizia ha toccato la sua famiglia?
«Moltissimo. Esiste un cortocircuito giustizia-informazione che stritola chiunque: io mi sono trovata i giornalisti alla Messa quando morì mio nonna. Certe cose non possono accadere in un paese civile. Il tutto per poi archiviare il procedimento».
Tra un anno ci saranno le elezioni: ritiene possibile una alleanza con il Movimento Cinquestelle?
«Intanto bisogna capire quali Cinquestelle. Mi sembra che ci sia una lotta interna per la leadership tra due o tre persone».
Con Giuseppe Conte ?
«Eravamo amici prima del suo incarico a Palazzo Chigi. Poi credo si sia infastidito quando mi associavano a lui, nel governo Conte1, ed i rapporti divennero più freddi. Nel Governo Conte2 feci a lui presente che era necessario cambiare passo altrimenti sarebbe stato difficile andare avanti ed infatti poco tempo dopo cadde grazie al ruolo centrale di Italia Viva. Detto questo noi di Italia Viva siamo contro i populisti ed i giustizialisti».
Con Luigi Di Maio?
«Sta affrontando seriamente il difficile compito che gli hanno assegnato e quando venne minacciato sul tema della guerra ho preso le sue difese pur rimanendo su posizioni distinte e distanti».
Con Enrico Letta che rapporto ha?
«Un buon rapporto e ho apprezzato la sua linea sulla guerra in Ucraina».
Lei e Matteo Renzi avete commesso degli errori?
«Certamente. In primo luogo ci eravamo illusi che fare bene le riforme facesse piacere alla gente. In realtà non è sempre così e infatti perdemmo il grip sul sentimento comune».
Ma intestarsi in modo così personale il referendum è stato un errore?
«Probabilmente sì, ma non potevamo fare diversamente. Un governo che gioca una carta così importante come quella referendaria non può, perdendo , fare finta di nulla. Renzi comunque è l'unico politico che si e dimesso dalla presidenza del Consiglio e, mi creda, non è cosa da poco».
Cosa avrebbe dovuto fare?
«Col senno di poi anche spezzettare il referendum ... ma ormai è andata così».
E quali errori, personali, si imputa?
«Forse quello di apparire un po' fredda. Ma questo è solo il mio modo di rappresentare le istituzioni. Ho sempre pensato che rappresentare lo Stato non permettesse di svelare le proprie emozioni e forse ho sbagliato».
Lei ha pianto ?
«Si, ma in privato».
Quando?
«Nei momenti in cui i giornali attaccarono la mia famiglia cercando sempre di essere controllata in pubblico, pur facendo molta fatica».
Un'ultima domanda. Di quella ragazza di 19 anni presente a Tor Vergata al Giubileo, quali sogni sono rimasti?
«La famiglia resta sempre il mio primo pensiero e con essa anche quella di avere un figlio, ma senza ansie o frette. Quello che accadrà andrà bene. Sono pur sempre una donna fortunata».