Mario Draghi, "un premier al servizio dei francesi?". Cosa si è venduto e come è diventato premier: la cannonata di Bisignani
Mario Draghi è davvero libero da qualsiasi interesse? Il dubbio viene a Paolo Cirino Pomicino. L'ex ministro della Pubblica amministrazione, che per primo contribuì all'ascesa del premier, si interroga nel suo ultimo libro dal titolo "Il grande inganno - controstoria della Seconda Repubblica". Ad alimentare il sospetto le recentissime nomine pubbliche che lasciano a bocca aperta. Nell'opera, ricorda Luigi Bisignani sulle colonne del Tempo, è un'evidenza più di tante altre ad attirare l'attenzione. Ossia l'appoggio dell'ex presidente della Banca centrale europea ai francesi per la vendita della Bnl, la banca del Tesoro.
Da qui una maliziosa domanda rivolta direttamente ai democratici di Enrico Letta: "Il Partito Democratico potrà, prima o poi, spiegare perché bocciò la cordata italiana e perché Bnl venne data ai francesi. Qualcuno fu 'pagato' anche solo in termini culturali, per quella scelta?". Per Pomicino non sarebbe solo una coincidenza l'accordo Parigi-Bonn che permise alla Francia di mettere le mani sull'Italia. In particolare, si legge, "il capitalismo francese ha acquisito la Edison diventando il secondo produttore elettrico dopo l'Enel, poi entrò con Credit Agricole nel capitale di Banca Intesa per uscirne poco dopo portandosi in dote Cariparma". In cambio? Proprio un bel niente: l'Italia, è la conclusione del politico napoletano, può dare ma mai avere.
La prova le diverse inchieste sulla mafia. Secondo Pomicino c'è stato un partito che ha avallato l'operazione di quei magistrati, super poliziotti e mafiosi che hanno ostacolato quella parte della Dc che non era stata annientata da Tangentopoli. "Noi - puntualizza - non abbiamo mai detto che il Pci fosse sensibile agli interessi mafiosi... ma ci sono molti indizi... Indizi dello stesso valore non ci sono stati a carico della Dc".