Giorgia Meloni, "non sento Salvini da tre mesi". Le parole che fanno "saltare" il centrodestra
Rapporti azzerati. Giorgia Meloni fa sapere di non aver più sentito Matteo Salvini. E sono tre mesi di silenzio. Da quel famoso 29 gennaio. Quando i due leader litigarono sulla gestione della trattativa per il Quirinale. Una rottura che poi fece virare parte del centrodestra sulla conferma di Sergio Mattarella. Ma ha ancora senso parlare di centrodestra? A livello aritmetico sì e gli elettori continuano a premiare la coalizione, prima nei sondaggi con il 47 per cento. Ma a livello politico qualcosa si è inceppato. Ed era anche naturale che succedesse. Con Lega e Forza Italia al governo e Fratelli d'Italia all'opposizione, è difficile far coincidere la strategia. In più mettici che Salvini e Meloni pescano nello stesso bacino elettorale. E allora ecco spiegato perché la pace sia andata a farsi friggere. Divisi a Roma, gli alleati hanno continuato a tenere in piedi le alleanze locali. Ma anche questa armonia periferica sembra arrivata al capolinea. Il centrodestra non riesce a trovare un accordo sulla Sicilia, per esempio. E da questo stallo deriva tutta una serie di ripicche a cascata. Con un sospetto: che gli attori della coalizione vogliano utilizzare il turno amministrativo di giugno per regolare i conti interni. Soprattutto per frenare la cavalcata di FdI, che attualmente è il primo partito per vari sondaggisti.
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SERVE CHIAREZZA
Meloni tira dritto. E ieri ha annunciato la corsa alle elezioni politiche 2023 lanciando una conferenza programmatica che si terrà a Milano nel fine settimana del Primo Maggio. L'obiettivo è mettere a punto una «prima traccia per un programma di governo». Sempre che agli alleati interessi governare con Fratelli d'Italia. Spieghino - è il messaggio che lancia Giorgia- se la loro finalità è «battere la sinistra o battere Fratelli d'Italia». La leader della destra conferma di non aver più sentito Matteo Salvini dal giorno dello strappo quirinalizio. Mentre con Silvio Berlusconi ci sarebbero stati contatti, ma non risolutivi. «Il problema non è con che frequenza ci si sente, ma sono le scelte di fondo, capire se da parte degli altri partiti del centrodestra l'obiettivo del futuro sia ancora dare un governo di centrodestra», puntualizza. «Da questo punto di vista io ho segnali altalenanti: delle volte ho l'impressione che si voglia riproporre l'alleanza arcobaleno». Cioè una prosecuzione dell'esecutivo Draghi con tutti dentro.
Dalla Lega risponde ufficialmente soltanto il vice di Salvini, Lorenzo Fontana: il Carroccio lavora all'unità della coalizione e «siamo dispiaciuti per la scelta di FdI, che in diverse città, da Nord a Sud, non ha ancora scelto di sostenere i candidati del centrodestra». Il tempo stringe. La scadenza per la presentazione delle liste è fissata per il 14 maggio. Il centrodestra ha già fatto l'accordo per la maggior parte dei Comuni che andranno al voto, però restano alcuni nodi irrisolti. Il più grosso riguarda la Sicilia. Lega e FI osteggiano la ri-candidatura di Nello Musumeci alle Regionali che si dovrebbero tenere in autunno. E FdI, in risposta, sta bloccando qualsiasi accordo sul nome da schierare alle Comunali di Palermo perché pretende il via libera preventivo degli alleati alla corsa del governatore uscente, vicino al partito. Così come tiene in stallo la candidatura dell'ex sindaco Pietro Vignali a Parma, finché FI non acconsentirà a sostenere Federico Sboarina a Verona, anziché parteggiare per l'ex leghista Flavio Tosi.
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IL CASO MUSUMECI
«Per una ragione non chiara» Lega e Forza Italia hanno delle perplessità su Musumeci, «a me pare sia ottimo governatore uscente e i governatori uscenti vengono ricandidati: non ne comprendo la ragione», lamenta Meloni. «Siamo vicini alla scadenza elettorale. Stiamo dilatando i tempi per cercare di fare qualche sforzo in più" in Sicilia, «se non ci sarà corrispondenza» di scelte con gli alleati, «faremo le nostre scelte», aggiunge, lasciando intendere che FdI potrebbe tentare la corsa solitaria. Parlando della conferenza programmatica di Milano, Meloni ribadisce le sue ambizioni sulla premiership: «Quando sapremo quale è la legge elettorale e quale è la coalizione che si vuole alleare con noi», sapremo di più, dopodiché «conoscete le regole del centrodestra: il partito che arriva primo all'interno della coalizione fa la sua proposta su chi vuole alla guida del governo». E al momento il partito più forte è il suo.