Gas russo addio, razionamento e lavoro per fasce: il piano del governo e la conferma, la guerra arriva in Italia
La buona notizia è che esiste un piano B. Quella brutta è che se Vladimir Putin dovesse chiudere dall'oggi al domani i rubinetti del gas siamo "fregati". È quanto emerge dal retroscena di Repubblica sull'incontro che si è svolto ieri ad Algeri dove Mario Draghi è volato per trovare qualcuno di quei metri cubi di metano che verrebbero meno in Italia se lo zar decidesse di vendicarsi delle sanzioni occidentali imposte per contrastare l'occupazione russa dell'Ucraina. Di fronte ai numeri impietosi (il nostro fabbisogno è tra i 75 e gli 80 miliardi di metri cubi di gas e circa 29 provengono dalla Russia) ovviamente non bastano quanti ce ne potrà fornire l'Algeria nel 2023-24: sono solo nove, un terzo di quanti ne occorrerebbero. Altri cinque miliardi dovrebbero arrivare dal Congo, ma è necessario un lavoro preparatorio non indifferente. Cosa fare allora?
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Tommaso Ciriaco rivela che a Palazzo Chigi si stanno studiando scenari che permettano, nel frattempo, di ridurre, dove possibile, i consumi energetici del Paese: si procederebbe ad esempio con il taglio dell'illuminazione di edifici, monumenti e luoghi pubblici oltre che alla riorganizzazione della climatizzazione estiva, prevedendo formule che ne contengano lo spreco energetico. Il piano B del governo prevede anche di rimodulare l'attività industriale di alcune filiere che producono a ciclo continuo, prevedendo di concentrare la produzione in alcuni periodi dell'anno, in modo da ottenere il massimo con minor utilizzo di energia mantenendo invariato il livello di produzione. E poi c'è il capitolo "diversificazione" attraverso investimenti ingenti nel fotovoltaico e nel solare che prevede anche nuovi accordi con la Germania per la produzione d'idrogeno, nell'idroelettrico e le centrali a carbone.
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