Mario Draghi trema, "sempre che il 19 aprile ci sia un governo...": Fisco, Lega pronta ad aprire la crisi
Fedeli al governo sì, ma di più alle tasche degli italiani e a quel cardine imprescindibile del programma del centrodestra che dice: «No ad alcun aumento delle tasse». La Lega - spalleggiata da Forza Italia non ha dubbi ed è pronta a fare sul serio e ad arrivare fino in fondo, financo a mettere in dubbio il suo ruolo all'interno del governo Draghi. Lo strappo consumatosi ieri in commissione finanze sulla delega fiscale, infatti, è stato giudicato «molto grave» e «difficilmente ricucibile a meno di un passo indietro del premier» dal leader della Lega Matteo Salvini, che nell'arco della giornata si è riunito un paio di volte con i suoi uomini "economici" per fare il punto della situazione. La conclusione di quei vertici è sintetizzabile con un emblematico «non si esclude nulla» riferito al ruolo del centrodestra nel governo.
Insomma a Palazzo Chigi la temperatura sta salendo ora dopo ora e si è fatta rovente.
E non poteva essere altrimenti viste le differenti visioni sul fisco, con Lega, Forza Italia - e ovviamente FdI- a chiedere un congelamento della riforma del fisco e dall'altra Pd, Movimento Cinquestelle e residuati comunisti vari a chiedere, di fatto, di mettere le mani nelle tasche degli italiani. Il primo round di questo scontro c'era stato nelle scorse settimane quando il centrodestra compatto aveva detto no alla riforma del catasto invocata dal centrosinistra. Ieri la ripresa con Lega e Fi a chiedere a gran voce che non sia il governo- giudicato politicamente troppo eterogeneo - a ridisegnare il fisco italiano, bensì il Parlamento. E in questo il parere della Commissione risulterebbe vincolante. Per due volte, però, ieri la posizione del centrodestra è stata bocciata. E ad avvelenare il clima ci sono state anche le parole di Draghi, che ha bollato l'opposizione della Lega (che invece è di tutto il centrodestra compatto) come «prevista. Non è la prima volta che si oppone, c'è stato un voto in Commissione, è stato vinto dal governo due volte, speriamo di vincerlo di nuovo». Parole ritenute «provocatorie» e «false» dal Carroccio e che certo non aiuteranno a svelenire i rapporti.
Tanto che il vicepresidente della commissione Finanze, il leghista Alberto Gusmeroli ha spiegato: «Con le votazioni si sta facendo una forzatura. E chi la fa se ne deve poi assumere le responsabilità». E ancora: «Il centrodestra è stato unito nel dire no a qualsiasi aumento di tassazione sulla casa e la riforma del catasto, sulla cancellazione delle cedolari sugli affitti e sulla tassazione dei Bot. In questo momento non ci sono le condizioni per approvare la delega fiscale». Pd e Cinquestelle accusano il centrodestra di «irresponsabilità», ma in serata fonti congiunte di Lega e Forza Italia ribadiscono che «tutto il centrodestra ha votato contro la riforma del catasto e il conseguente aumento delle tasse sulla casa. E continuerà a farlo».
Cosa potrebbe far cambiare idea a Salvini e ai suoi alleati? Un rinvio della riforma. «Se Conte ha fatto un can can sull'aumento delle spese per le armi, ottenendo una dilazione - ragionano in casa Lega - non si vede per quale motivo non si possa fare altrettanto con la riforma del fisco, che in questo momento non appare proprio come prioritaria». Riforma che non è tutta da buttare. «Ci sono anche cose positive - ammettono dal Carroccio - come l'allargamento della Flat Tax passata dal tetto di 65 milioni a quello di 85. Ma non basta. Le tasse non si aumentano, perché come ha sempre detto Draghi: «Questo è il momento di dare soldi agli italiani, non di toglierli». Infine il governo minaccia una parte della sua maggioranza di mettere la fiducia sulla delega fiscale. «Stiamo considerando tutte le possibilità», ha detto in serata Draghi. «Parole gravissime», l'ennesima replica della Lega. Oggi si replica, ma difficilmente la delega arriverà in aula per il 19 aprile. Sempre che per allora ci sia ancora un governo a portarla in Parlamento.