Decreto Ucraina, Guerini salva Draghi: il M5s vota sì alla fiducia. Retroscena: il ruolo decisivo del ministro
Dopo il sì della Camera, è arrivato anche quello del Senato al decreto legge sulle misure per fronteggiare la crisi ucraina. Un passaggio molto atteso, dato che il governo presieduto da Mario Draghi aveva posto la fiducia: i voti a favore sono stati 214, i contrari 35 (tra cui il “solito” Vito Petrocelli, che pur votando no continua ad essere incollato alla poltrona di presidente della commissione Difesa) e nessun astenuto.
Il dibattito in Aula è stato piuttosto tranquillo, con il Movimento 5 Stelle reso mansueto dalla mediazione del ministro Lorenzo Guerini: la sua proposta di far slittare al 2028 l’aumento concordato nel 2014 con la Nato per le spese militari ha incontrato il favore dei grillini. I quali addirittura cantano vittoria, dopo aver paventato una crisi di governo che nei fatti sarebbe ritorta contro di loro: “Fino a ieri ci davano degli irresponsabili, oggi si è fatto un buon passo verso quanto chiedevamo”, la versione del M5s. Insomma, alla fine tutti felici e contenti, a parte lo sparuto gruppo di senatori di Italexit e di Alternativa che ha mostrato in Aula dei cartelli con la scritta “no soldi per armi”.
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Per quanto concerne il voto favorevole del M5s, molto atteso è stato l’intervento della capogruppo Mariolina Castellone: “Esprimo soddisfazione per le parole del ministro della Difesa Guerini che, dopo aver detto che la spesa in Difesa del 2% del Pil andava raggiunto entro il 2024, oggi parla invece di un aumento graduale e progressivo eventualmente entro il 2028, venendo quindi incontro alle nostre richieste di gradualità e sostenibilità nel raggiungimento di questi obiettivi”.
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