M5s contro Draghi, "inaccettabile". Dl Ucraina, Giorgia Meloni provoca la crisi di governo?
Precipita la situazione nella maggioranza. Il Movimento 5 Stelle si schiera contro il premier Mario Draghi e definisce "inaccettabile" il fatto che "il governo abbia deciso di accogliere l'ordine del giorno di Fratelli d'Italia sull'aumento delle spese militari al 2 per cento del Prodotto interno lordo entro il 2024, malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza. Un ordine del giorno che inizia con 'il Senato impegna il governo' non può essere accolto senza un voto di verifica".
A metterlo nero su bianco sono la vicepresidente del Movimento, Paola Taverna, e i senatori Vito Crimi, Gianluca Ferrara, Ettore Licheri, Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi, che stanno partecipando alla seduta congiunta delle commissioni Difesa ed Esteri. "Malgrado la nostra insistente richiesta, la presidente della commissione Difesa, Roberta Pinotti, non ha voluto metterlo ai voti - continuano i parlamentari in una nota -. Di cosa ha paura? Forse dopo le parole di Papa Francesco temono che in molti abbiano un rigurgito di coscienza e si oppongano a questa scelta scellerata? Di cosa ha paura il governo? La forza di un Paese non si misura con il numero di carri armati e cacciabombardieri, ma con la solidità economica delle proprie imprese, con il benessere dei suoi cittadini, con la capacita di resistere alle crisi economiche ed energetiche. Un Paese forte è un Paese con una forte coesione sociale. Insisteremo, quindi, sulla richiesta di mettere al voto questo ordine del giorno".
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FdI, dunque, ha centrato l'obiettivo: spaccare la maggioranza e farne emergere le insormontabili contraddizioni. "Il paradosso è che non abbiamo messo noi in difficoltà la maggioranza, è la maggioranza, con i 5 Stelle e Leu, che si è messa in difficoltà da sola", commenta il capogruppo dei meloniani al Senato, Luca Ciriani, sintetizzando quanto accaduto nella congiunta di Esteri e Difesa a palazzo Madama sul Dl Ucraina. FdI non ha chiesto di mettere in votazione il suo Odg "perché per noi l'obiettivo è stato raggiunto, non c'è mai stato l'intento di fare un dispettuccio alla maggioranza", spiega Isabella Rauti. Decisiva, probabilmente, l'assenza del contestatissimo presidente della Commissione Esteri Vito Petrocelli, assente: uno dei più convinti nel no all'aumento delle spese militari, anche a costo di minacciare un voto di sfiducia al governo. Un cortocircuito che spinge il Pd ad 'avvertire' i 5 Stelle: "Comprendiamo l'esigenza di marcare punti politici ma questo non può essere fatto mettendo in difficoltà il governo".