Riforma del catasto, il governo si salva per un voto. "Tasse sulla casa, via libera al Pd"
Alla fine di una lunghissima giornata, il governo si è salvato. L'emendamento presentato da Alternativa (gruppo di cui fanno parte molti ex M5S) alla delega fiscale per modificare l'articolo 6, quello sulla riforma del catasto, è stato bocciato. Non sono bastati i voti del centrodestra, che, dopo un braccio di ferro durato tutto il giorno, aveva sottoscritto, compattamente, l'emendamento. Compresa Forza Italia, che inizialmente aveva valutato l'astensione. Dopo varie sospensioni, scontri con il presidente della commissione, Luigi Marattin, e polemiche, tra le urla finali la votazione si è conclusa con 22 voti favorevoli e 23 contrari. Esattamente come era finita alcuni giorni fa sull'emendamento soppressivo presentato dalla Lega. Il governo, per ora, è salvo. Ma lo scontro si sposterà in Aula.
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Ago della bilancia, in questa ennesima giornata di passione per il governo Draghi, nelle stesse ore alle prese con l'emergenza energetica causata dalla crisi ucraina, è stato il partito azzurro. Proprio poco prima che cominciasse la seduta finale, alle 21.30 passate, una nota del partito azzurro annunciava il voto a favore dell'emendamento di Alternativa: "Anche oggi - si legge nella nota - abbiamo registrato un secco 'no' da parte del governo. Abbiamo offerto una via d'uscita - accantonare l'articolo sei e partire dall'uno - che tuttavia non è stata volutamente imboccata. Non possiamo che rammaricarci dell'accaduto e rimarcare la nostra posizione: la riforma del catasto, così come concepita, è il passepartout per qualsivoglia aumento, diretto o indiretto, della tassazione sulla casa. Anche se tale prospettiva non riguarderà il futuro prossimo, ciò non toglie che forgiare uno strumento così pericoloso e metterlo poi nelle mani sbagliate, quali ad esempio quelle della sinistra più ortodossa, potrebbe determinare la fine del ceto medio del Paese, perché sarà proprio questa la classe sociale maggiormente colpita dagli aumenti delle tasse. Ecco perché, per coerenza, Forza Italia voterà a favore l'emendamento di Alternativa che punta alla soppressione del comma 2 dell'articolo 6 sulla riforma del catasto". Aveva provato, Forza Italia, a intestarsi una mediazione. Ma per Palazzo Chigi non era convincente. "Le tasse sulla casa non aumenteranno? Si', fino al 2026 sarà cosi'. Poi? Se governerà la coalizione di centrodestra i cittadini italiani non pagheranno un centesimo in più rispetto a oggi".
La linea del governo è stata irremovibile: il catasto è un tema dirimente per Draghi. O si approva o l'esecutivo non va avanti, aveva spiegato settimana scorsa la sottosegretaria al Mef, Maria Cecilia Guerra. Si era pensato, a inizio giornata, che la posizione di Forza Italia potesse ammorbidire. Ha provato a lavorare in questo senso il ministro Renato Brunetta, con una lettera al Foglio in cui difendeva la riforma del catasto scritta dal governo. "Non si tratta di un intervento finalizzato a tassare la proprietà immobiliare, tantomeno la prima casa, ma a modernizzare un sistema ormai vicino a compiere un secolo di vita" scriveva, sottolineando che "in ambito europeo, la necessità di una riforma catastale per aggiornare i valori era stata segnalata il 5 luglio 2019 nella raccomandazione del Consiglio per l'Italia".
Poi, in mattinata, Fi ha tentato una proposta di mediazione: ricominciamo l'esame degli emendamenti partendo dall'articolo 1 anziché dal 6, per prendere tempo. Ma il governo ha detto di no, sostenuto da tutto il centrosinistra. "E' straniante litigare sulla riforma del catasto in questo momento", ha puntualizzato il leader del M5s, Giuseppe Conte. E anche in Coraggio Italia si è aperta una spaccatura: se i due deputati in commissione, Raffaele Baratto e Guido Della Frera hanno votato a favore dell'emendamento di Alternativa, il loro collega Osvaldo Napoli si è dissociato: "Personalmente non sono d'accordo e non mi riconosco in questa posizione". Decisivo anche il voto dell'ex M5S Nadia Aprile, che, dopo aver firmato l'emendamento, ha deciso all'ultimo di ritirare la firma. "Ho approfondito e tratto adeguate conclusioni".