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Mario Draghi, "senza la guerra sarebbe già caduto": gola profonda nel governo, fine della corsa?

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 Mario Draghi

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Se non ci fosse stata la guerra, il governo sarebbe già caduto. Ne è convinto uno dei ministri più in sintonia con Mario Draghi, che ha fatto delle confessioni ad Adalberto Signori per Il Giornale. “Come era prevedibile - le sue parole - la partita del Quirinale ha compromesso un quadro già complicato. La verità è che ormai i venti di guerra che soffiano sull’Europa sono l’unico elemento stabilizzante di un governo che solo una settimana fa in molti consideravano a fine corsa”.

 

 

Il braccio di ferro avvenuto sulla riforma del catasto conferma che la conflittualità all’interno della maggioranza è a livelli altissimi: Mario Draghi era consapevole che Lega e Forza Italia erano e restano contrari, eppure ha deciso di tirare dritto senza scendere a compromessi. Questo perché alla prima concessione che fa poi ne seguirebbero per forza di ulteriori ad altri partiti che compongono la maggioranza. Quest’ultima non ha mai davvero rischiato di andare sotto sulla riforma del catasto, ma l’emendamento della Lega bocciato di un solo voto ha comunque conseguenze politiche pesanti.

 

 

Fatto sta che Draghi ha tutta l’intenzione di proseguire dritto per la sua strada: “Si vota e si approva quello che c’è da fare - si legge su Il Giornale - a partire dalle riforme legate ai fondi europei del Pnrr. E anche se il catasto non è tra gli obiettivi legati al Pnrr, il premier ha ritenuto giusto dare da subito un segnale forte”.

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