Catasto, a un passo dalla crisi di governo: Lega e Forza Italia, "no" a Mario Draghi. E non si trova la soluzione
Mentre infuria la guerra a pochi chilometri dall’Italia e si torna a parlare di armi nucleari, in Parlamento si sfiora la crisi di governo. Il governo lancia ultimatum, il centrodestra risponde che non cederà a ricatti. E si torna a parlare di incidenti parlamentari che potrebbero essere fatali per questo governo.
Il “casus belli” è la riforma del catasto, contenuta nella delega fiscale. Un provvedimento, quest’ultimo, legato al Pnrr. Il problema è che, da mesi, è bloccato nelle secche della commissione Finanze della Camera dei deputati, proprio per via di questa riforma nella riforma. Già prima di Natale, del resto, la Lega si rifiutò di votarla la delega in consiglio dei ministri proprio perché conteneva la revisione del catasto. Il centrodestra tutto è contrario, temendo che dietro la mappatura degli immobili si nasconda un nuovo salasso per i proprietari, che – quasi sicuramente - vedrebbero rialzati gli attuali valori catastali. La risposta del governo, e di Mario Draghi, è sempre stata una: si deve fare e comunque se ne parlerà solo dal 2026, perché da allora dovrebbe cominciare la revisione. Una spiegazione che non convince, però, Lega, Forza Italia e FdI.
A furia di rimandare oggi si è arrivati al dunque. Ed è successo il caos. Il testo della delega fiscale è in commissione Finanze a Montecitorio. Oggi bisognava finire di votare gli emendamenti per poi portare la riforma in Aula. Ieri sera, martedì 1 marzo, proprio evitare problemi, si è tenuta una riunione di maggioranza. Anche perché i numeri in commissione, sono rischiosi: il centrodestra può contare su 20 voti, tanti quanti il centrosinistra. La differenza, a quel punto, la farebbero singoli deputati del Gruppo Misto. Ieri sera, però, non si è raggiunto alcun accordo sul famigerato articolo 6, quello appunto che impone una revisione dei dati catastali degli immobili. E così stamattina è successo il caos.
Lega, Fratelli D’Italia, Forza Italia e Coraggio Italia hanno presentato un emendamento soppressivo dell’articolo incriminato. "Se non troviamo l’accordo, almeno stralciamolo", ha proposto FdI. Al che la sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Cecilia Guerra, ha sbottato: "Se l'articolo 6 non viene approvato si ritiene conclusa l'esperienza di governo". Gli animi si sono accesi, la discussione è infuriata. Si è deciso di sospendere la riunione. Forza Italia si è proposta di lavorare a una riformulazione dell’emendamento – da presentare in serata - per tentare un compromesso. Ma la Lega non sembra intenzionata a fare marcia indietro. E la soluzione non si vede. "Minacciare la crisi di governo qualora non si approvasse cosi' com'è la riforma del catasto è da irresponsabili. Il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e presentare emendamenti laddove non ci sia convergenza sul provvedimento. Mentre c'è un conflitto in pieno corso in Ucraina e il costo dell'energia è alle stelle, non ci sembra questo il momento di ricorrere alle maniere forti e di portare il dibattito allo scontro istituzionale", hanno tuonato i capigruppo Lega nelle commissioni Bilancio e Finanze Massimo Bitonci e Giulio Centemero, oltre che il vicepresidente della VI commissione Alberto Gusmeroli a nome di tutti i commissari Lega.
Anche Forza Italia ha tenuto il punto: sul catasto, ha detto Maurizio Gasparri, "non c’è nessuna urgenza", pertanto "dire che a misure di questo tipo è legato il destino del governo ci appare francamente un'inutile esagerazione". Sulla stessa linea FdI che è tornata a chiederne lo stralcio: "Troviamo surreale, per quanto allettante, la minaccia di far cadere il governo qualora la riforma del catasto non venisse approvata così come è. Se la maggioranza si volesse prestare a questo ricatto, Fratelli d'Italia sicuramente non ci sarà".
Da Palazzo Chigi, però, si è fatto sapere che la linea non è cambiata. Resta quella, si dice, espressa due settimane fa con chiarezza dal premier Mario Draghi ai capi delegazioni delle forze di maggioranza dopo che il governo era andato sotto, sempre alla Camera, su vari emendamenti al Milleproroghe (e dopo che era salito al Colle). Ossia unità su temi centrali per l'agenda di governo, a partire dalle riforme cruciali del Pnrr. Se no, tanti saluti. "Il governo è qui per fare le cose". Sospesa la commissione sono incominciati giri vorticosi di telefonate tra Montecitorio e Palazzo Chigi. Ma una soluzione, per ora, non si vede.