Ucraina, la guerra spacca il governo Draghi: "Voterò no all'invio di armi letali". Chi è questo senatore: un caso politico
La guerra in Ucraina rischia di spaccare politicamente il governo di Mario Draghi. "Non voterò qualsiasi provvedimento possa uscire dal Consiglio dei ministri, che dovesse decidere - come da indiscrezioni di stampa - l'invio di armi letali all'Ucraina, come risposta all'operazione folle di Putin, che ovviamente non posso che condannare". Lo dichiara all'agenzia di stampa Agi Vito Petrocelli, presidente della Commissione esteri del Senato ed esponente del Movimento 5 Stelle.
Video su questo argomentoDi Maio firma la delibera per gli aiuti economici all'Ucraina: "È la resistenza europea"
Il senatore grillino invita inoltre il leader politico del Movimento Giuseppe Conte e tutti i 5 Stelle a "riflettere sulla necessità che non vi sia un'escalation del coinvolgimento italiano" nel conflitto. Per Petrocelli si corre il "rischio di tornare al Kosovo e alla guerra che ha distrutto Belgrado". Il senatore dei 5 Stelle sottolinea ancora: "Sono pronto ad assumermi tutta la responsabilità di questa decisione, che ho già comunicato al presidente Conte". Ogni passo ulteriore verso il coinvolgimento nella guerra, sostiene, "è contrario ai principi della Costituzione e ai valori fondativi del Movimento".
Quello di Petrocelli non è l'unico distinguo nella maggioranza. Ospite di Mezz'ora in più su Rai3, domenica pomeriggio, il leader della Lega Matteo Salvini ha espresso "fiducia nel governo per fermare l'aggressione russa", ma ha anche detto no all'invio di armi letali a Kiev. E ricorda: "Con Putin, come uomo di governo di importanza mondiale, hanno lavorato Prodi, Berlusconi, la Merkel, presidenti americani, l'Ue, Enrico Letta, ma è giusto, è ovvio. Ho sempre ritenuto che bisognasse dialogare con la Russia per evitare di lasciarla nell'area di influenza cinese". Anche in passato, "le sanzioni contro la Russia non risolsero nessun problema". Resta però il fatto che "quando scoppia una guerra fermi tutti, ogni valutazione geopolitica si ferma, perché chi scatena una guerra non ha mai ragione".