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Ucraina invasa, i documenti riservati dei servizi segreti italiani: tutto previsto a gennaio, cosa sapevano a Roma

Elisa Calessi
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Due documenti depositati in Parlamento – uno quindici giorni fa, l'altro un mese fa - accessibili a chiunque, anticipavano quello che ora sta accadendo in Ucraina. Con una precisione di analisi che, letta ora, davanti alle immagini delle bombe su Kiev e dei carri armati russi, fa impressione. Eppure è così. Parliamo della relazione annuale redatta dal Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, approvata il 9 febbraio e trasmessa al Parlamento il 10 febbraio, e di una relazione, sempre fatta dal Copasir, sulla <sicurezza energetica nell'attuale fase di transizione ecologica>, approvata e trasmessa alle Camere il 13 gennaio 2022.

 

 

 

 

 

Entrambe sono il frutto di una serie audizioni svolte con i vertici dei Servizi Segreti oltre che – nel caso della seconda relazione - con operatori del settore energetico. Si aggiunge la circostanza, non da poco, che a presiedere il Copasir è Adolfo Urso, che, da viceministro delle Attività produttive e dello Sviluppo economico, ha avuto modo di approfondire la conoscenza dell'Europa orientale, dai Balcani ai Paesi Baltici.

Il primo documento, la relazione annuale, dedica un intero capitolo alla Russia (8.2) e uno alla crisi in Ucraina (8.2.1). <L’attivismo della Russia>, si legge, <si rivolge soprattutto all’acquisizione di informazioni di carattere politico-strategico, tecnologico e militare. Oggetto di particolare interesse sono i processi decisionali nei vari settori dell’azione politica tra cui gli affari esteri e quelli interni, la politica energetica, la politica economica e le dialettiche interne alla NATO e all’Unione europea. Le attività portate avanti in questi ambiti sono solitamente negabili e difficilmente attribuibili>. Si cita, poi, la presenza di personale dei servizi segreti russi nelle squadre mandate in aiuto all'Italia all'inizio della pandemia. Si tracciano, poi, le aree di influenza a cui guarda la Russia: Sahel, Libia. E si conclude con un avvertimento che, letto, ora fa tremare: <La NATO, nella dimensione regionale, e l’Europa si troveranno a confrontarsi con la pervasività cinese: un fronte aperto con la Russia o un’alleanza sino-russa, soprattutto se coinvolgesse la Repubblica islamica dell’Iran, amplificherebbero i rischi per cui, pur in un quadro contraddittorio e complesso, è necessario perseguire lo sforzo di un confronto strategico positivo>.

Ma è il capitolo successivo, “La crisi in Ucraina”, ad anticipare con esattezza stupefacente quello che ora stiamo vivendo. <La situazione critica nelle relazioni tra Russia e Ucraina, accentuatasi negli ultimi mesi>, si legge, <dimostra preliminarmente come l’Ucraina, per la sua collocazione, riveste un ruolo di rilievo sullo scacchiere geopolitico mondiale, tanto da spingere la Russia ad influenzarne in maniera decisiva ogni prospettiva>. Si ricorda, poi, come <l’Ucraina è stata, per quasi settant’anni, una pietra angolare negli equilibri di costruzione e sviluppo dell’Unione Sovietica, di cui rappresentava la seconda forza dopo la Russia per numero di abitanti e rendimento economico, e di cui era punto di riferimento per gran parte della produzione agricola e dell’industria militare. In più, l’Ucraina era sede della base della flotta sovietica del Mar Nero e custodiva numerose testate nucleari. A seguito della dissoluzione dell’URSS, il Paese in questi decenni di indipendenza ha ripetutamente cercato di realizzare un progetto di avvicinamento alle istituzioni europee e alla NATO, entrambe interessate a inglobare Kiev nella propria sfera di influenza. I tentativi sono però rimasti sempre frustrati e hanno contribuito, in maniera drammatica, a un conflitto interno nel quale si sono contrapposte due idee antitetiche di Ucraina: da un lato i nazionalisti, europeisti, delle regioni ad Ovest del Paese, promotori di uno Stato definitivamente integrato nell’Occidente; dall’altro la comunità di lingua russa, prevalente nelle regioni orientali e in Crimea, decisa a sostenere la necessità di un legame più forte con Mosca. In questo contesto, nel 2014, la Russia ha perseguito i propri interessi nazionali, annettendo unilateralmente al territorio russo la Crimea, una regione a maggioranza etnica e linguistica russa. Mosca ha fornito poi un continuo sostegno ai gruppi separatisti del Donbass, scatenando un conflitto armato contro l’esercito ucraino, ancora irrisolto, che ha provocato migliaia di morti>. Si ricorda, poi, che le <recenti fibrillazioni> potrebbero provocare <contraccolpi> che si rivelano <particolarmente delicati in ordine alla questione energetica che ha assunto un peso centrale negli ultimi mesi in Europa>. E si rimanda alla relazione sulla situazione energetica.

 

 

 

 

Quindi, il passaggio che anticipa, con lucida preveggenza, gli eventi di queste ore: <La mancata autorizzazione della Germania al gasdotto Nord Stream 2, il combinato disposto tra il blocco delle forniture e un’escalation militare in Ucraina potrebbero comportare un ulteriore peggioramento della situazione, che risulterebbe rovinosa anche e soprattutto per l’Italia, che deve a Mosca oltre il 40 per cento delle importazioni. Nel quadro della peggiore crisi energetica degli ultimi decenni, risulta evidente che la Russia può sfruttare questo tema per esercitare pressioni sull’Unione europea, usando le forniture di gas come strumento di tensione e di guerra asimmetrica. In particolare, l’Europa rischia di essere la principale vittima di questa sorta di guerra fredda del gas, andando incontro a ripercussioni sia di ordine politico-militare – poiché il malaugurato scenario di un conflitto sul confine orientale farebbe depositare sul vecchio continente le scorie dell’ostilità russo-americana – sia di ordine economico a causa dell’incidenza che riveste il gas>. Conclusione: <Gli ultimi sviluppi della crisi ucraina che vedono un dislocamento di una consistente presenza militare russa presso il confine, seppur un attacco su vasta scala sia ritenuto poco probabile, fanno temere un aumento del rischio di incidenti e l’innesco di reazioni. In ogni caso, la possibilità di attacchi di natura ibrida impone di mantenere alto il livello di attenzione, nella piena consapevolezza che l’Italia può e deve svolgere un ruolo di rilievo, di intesa con i partner UE e NATO>.

Il secondo documento (“Relazione sulla sicurezza energetica nella attuale fase di transizione ecologica”) ruota attorno alla <vulnerabilità> politica, oltre che economica, dovuta al fatto di dipendere per l'energia dall'estero. Si ricorda la <dipendenza dalla Russia> in questo campo, fatto che rende l'Italia, <dal punto di vista degli approvvigionamenti, in una situazione di vulnerabilità>.Nel capitolo dedicato al gas si approfondiscono i problemi, e si avverte del <rischio che il sistema subisca fenomeni di blackout>, dovuti alla dipendenza dalla Russia. <L’approvvigionamento (del gas, n.d.r.)>, si legge ancora, <è prevalentemente estero e origina in gran parte dalla Russia (42 per cento dell’approvvigiona­ mento estero), seguono Algeria (14 per cento, Qatar (11 per cento), Norvegia (9 per cento), Libia (8 per cento) e Olanda (2 per cento). Il sistema di stoccaggio garantisce il bilanciamento giornaliero assicurando la copertura nella stagione invernale e comunque continuità e sicurezza delle forniture. La capacità di stoccaggio è attualmente al 60 per cento, la media europea è del 50 per cento, ed è inferiore alla media degli anni precedenti a causa dell’aumento dei prezzi di questa risorsa>. E anche il capitolo si conclude con un passaggio profetico: <Il conseguimento di una maggiore autonomia nella produzione va osservata anche sotto il profilo del contesto geopolitico in cui si trovano i Paesi dai quali avviene l’approvvigionamento della gran parte del gas naturale che giunge in Italia. Si tratta spesso di aree di instabilità o caratterizzate da tensioni che in taluni casi vedono la gestione della disponibilità di questa risorsa energetica trasformarsi in strumento di pressione nei confronti dei Paesi europei>. Esattamente quello che sta per accadere. Per questo, si suggeriva di puntare a <una maggiore diversificazione nell’approvvigionamento> e a fonti energetiche alternative, compreso il nucleare di nuova generazione.

Avvertimenti e profezie che, purtroppo, sono stati bruciati dagli eventi.  

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