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Mario Draghi cade sulla Russia? Marcello Sorgi, il retroscena: lo "strattone" e gli scenari non prevedibili
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Dopo il Quirinale e il Green pass, sarà la guerra in Ucraina la prossima tappa della Via Crucis di Mario Draghi. Forse fatale, per il premier, che stando a vari retroscena è amareggiato dalla litigiosità di una maggioranza entrata in modalità "campagna elettorale" (amministrative e referendum sono alle porte) e con i partiti perennemente tentati dal passare all'incasso imponendo la "linea dura".
"Resa preventiva, al soldo dell'imperialismo di Vladimir Putin": dagli Usa la più brutale delle accuse a Mario Draghi
La scelta di affidare al ministro degli Esteri Luigi Di Maio di riferire in aula sui drammatici sviluppi della trattativa tra Vladimir Putin, Kiev, Nato e Unione europea è significativa: il premier, per dirla con le parole di Marco Travaglio a Otto e mezzo, si sta "eclissando". Non perché pavido, ma perché sa che la posizione italiana dovrà essere necessariamente in linea con quanto si deciderà a Bruxelles, senza cioè pericolosi smarcamenti né colpi di pancia. Una posizione scomoda, per Di Maio (che durante il governo gialloverde guidava un Movimento 5 Stelle bollato dall'attuale presidente americano Joe Biden come "filo-russo") e per lo stesso Draghi, che dovrà reggere all'urto di un Matteo Salvini che sulle sanzioni contro Putin (una mazzata sulle bollette e pure per le imprese italiane che vivono di export) sembra intenzionato a giocare una partita tutta sua, fuori dal coro.
Non solo bollette e migranti, cosa accade all'Italia se la guerra in Ucraina degenera: rischiamo di saltare in aria
"L'Italia - riconosce Marcello Sorgi sulla Stampa -, dipendente più di Francia e Germania da Mosca per le forniture di gas, paga in un certo senso un prezzo più caro per la politica delle sanzioni". Draghi lo sa, e per questo pur dicendo sì alle sanzioni sta predicando prudenza. "Non è detto - sottolinea sibillino sempre Sorgi - che Salvini non decida di distinguersi, anche sul delicatissimo terreno della politica estera, e rimettere in discussione l'adesione dell'Italia alle - finora limitate - misure decise per punire le ultime mosse di Putin". Per Draghi, insomma, si preannunciano tempi durissimi, perché "la Lega è pronta a dare di nuovo qualche strattone".
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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