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Green pass, Roberto Speranza: "Teniamo i piedi per terra". Ancora restrizioni: ecco il piano del ministro

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Crollano contagi, ricoveri e vittime. Tutto depone a favore di riaperture totali, tutto depone a favore del fatto che il green pass non debba essere prorogato oltre allo stato d'emergenza, in scadenza il 31 marzo (e già, per il certificato, appare una data lontana). Bene, tutto depone a favore di quanto detto, tranne Roberto Speranza.

Già, il ministro delle Salute, in un colloquio con Repubblica, ripercorre i due anni di pandemia e spiega le sue posizioni. Si parte dall'inizio: "Sono davanti alla tv, a vedere Roma-Gent. Ricordo tutto, tutto è nitido: uno a zero per noi, il colore delle magliette. Squilla il telefono, è l'assessore alla sanità della Lombardia. Mi dice: c'è un primo caso a Codogno", spiega Speranza. E ancora: "Nella mia vita esiste un prima e un dopo quella telefonata. In quel preciso momento finisce la speranza coltivata dall'Occidente: il Covid non è come la Sars, non riusciremo a impedirne l'arrivo, è già tra noi. Decido subito di partire. Firmo le prime ordinanze. Poco dopo arriva l'altra notizia: il primo morto a Vo' Euganeo".

 

Dunque, si passa all'attualità. Quando gli ricordano come anche Mario Draghi abbia detto di voler tornare il prima possibile alla normalità, risponde: "Condivido quel sentimento. Ho voglia anch'io di mettermi alle spalle questa stagione, come dice Draghi. Siamo dentro un percorso e dobbiamo continuarlo, ma tenendo i piedi per terra. Sappiamo che con il 91% di over 12 vaccinati e la variante Omicron c'è un contesto diverso. Ma serve gradualità", inizia ad operare distinguo.

Ed eccoci alla difesa strenua di green pass e mascherine al chiuso. "Il mio è un messaggio di fiducia - riprende Speranza -: se la tendenza di riduzione della curva continua, lavoreremo nelle prossime settimane per superare lo stato d'emergenza. Ma il Covid non prende l'aereo e va via il 31 marzo. Possiamo decidere formalmente di superare l'emergenza, penso che ci possano essere le condizioni per farlo, ma alcune cose dovremo conservarle. Il Green pass è stato ed è un pezzo fondamentale della nostra strategia. Le mascherine al chiuso sono ancora importanti: non riesco a vedere un momento X in cui il virus non esiste più e cancelliamo insieme tutti gli strumenti", insiste.

 

E ancora, quando gli chiedono come, nel caso, convincere gli italiani a ri-vaccinarsi il prossimo autunno, Speranza replica: "Non ho una risposta, per questo sono prudente sul Green Pass. È ovvio che misure del genere devono avere una temporaneità, ma dire ora - con sessantamila casi al giorno - che l'impalcatura va smantellata, beh, penso sia un errore". Roberto Speranza come un disco rotto. Come sempre.

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