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Giorgia Meloni, l'allarme ai suoi: "Ci attaccheranno, preparatevi a rispondere", gioco sporco contro FdI

Giorgia Meloni

Antonio Rapisarda
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Altro che «campanello d’allarme», come si è avventurato ad affermare l’orfano del Conte bis, GoffredoBettini, a proposito dei sondaggi che danno FdI sopra il 20%. Il consenso di cui gode Fratelli d’Italia apre scenari diversi. Parola di chi l’ha fondato: «Fratelli d’Italia – partito che non ama il Palazzo ma ama l’Italia – ha le carte in regola per governare questa Nazione». Con queste parole Giorgia Meloni (che sui social ha risposto così poi al consigliere di Zingaretti: «Cari compagni, si chiama democrazia. Fareste bene a imparare presto come funziona») ha disegnato il percorso su cui tutta la comunità che rappresenta è chiamata a misurarsi da qui alle Politiche. L'occasione per una "plenaria" d'eccezione è stata la Direzione nazionale, allargata agli eletti e ai coordinatori, convocata a Roma in un momento decisivo per il partito e per il centrodestra. Da una parte, infatti, le rilevazioni arrivano ad attribuire a FdI fino al 26% (come in Sicilia); dall'altra però la frattura con gli alleati, aperta con la rielezione di Mattarella, alimenta interrogativi sulle prossime scelte, a partire dal nodo Amministrative. A tutto questo Giorgia ha voluto fornire risposte chiare. In uno dei passaggi della sua relazione, ad esempio, non è sfuggito il riferimento proprio a chi - come Salvini e Berlusconi - ha scelto di sostenere le larghe intese: «La nostra opposizione non è fine a sé stessa ma è sempre accompagnata da una proposta, perché», questa la stoccata, «non siamo il partito del "no" come dicono molti "signor sì": siamo il partito che vuole rappresentare con orgoglio il campo del centrodestra». Proprio gli elettori del centrodestra, a suo avviso, chiedono una scelta "di campo" mentre «non comprendono più chi insegue le sirene della sinistra».

 

 

 

OPPOSIZIONE

I risultati ottenuti di elezione in elezione e l'exploit maturato con l'opposizione al governo Draghi pongono adesso due spunti alla leader. La prima è una constatazione generale: FdI «è centrale nel quadro politico». L'altra, alla luce degli attacchi e delle narrazioni di comodo, è un invito ai dirigenti ad assimilare in fretta questa consapevolezza. Perché proprio adesso è il momento «di giocare in attacco: ben sapendo che le accuse, le etichette e tutto quello che ci hanno affibbiato finora non è nulla rispetto a quello che ; accadrà». Lo strumento per andare all'attacco? C'è. «Ad Atreju abbiamo lanciato un nuovo percorso: fare di FdI la casa dei conservatori italiani», ha spiegato. Un format che esiste già, dunque. «Perché FdI non è la prosecuzione di An», questa la precisazione. «$ quello che avremmo voluto fosse il Pdl». Un partito aperto, fondato sui valori e a vocazione maggioritaria. Con chi stare in questa metà del campo - secondo Meloni - è un problema che non riguarda FdI. Lei è certa di una cosa: «Non è a noi che va chiesto se intendiamo ricucire lo strappo con gli alleati. $ a loro che va chiesto se e come intendono ricucire lo strappo con gli elettori che alcune loro scelte hanno comportato». Per questo motivo le condizioni a Lega e Forza Italia per riattivare un dialogo sono lanciate come un argomento apodittico: «Sul centro destra serve chiarezza e chiederemo lealtà a chi vuole ricostruire». Segue l'elenco: dalle «regole di ingaggio della coalizione»; al fatto se le larghe in tese «sono effettivamente una parentesi»; fino alla richiesta di sapere se la posizione comune è ancora quella di contrastare il ritorno al proporzionale.

 

 

 

CAMPO DA GIOCO

Quest' ultima istanza, ha assicurato la leader di Ecr, non deriva da alcuna paura dell'arco costituzionale. «Abbiamo due certezze. Con l'attuale legge elettorale (il Rosatellum, ndr) senza FdI non si vince in nessun collegio uninominale». Altra "notifica" a Salvini e Berlusconi. E se dovessero imporre il proporzionale? FdI, ecco la seconda certezza, «potrebbe affermarsi come primo partito ed essere il perno sul quale costruire un nuovo governo. Con buona pace di chi racconta che saremmo isolati». L'opposizione di Meloni & co al proporzionale, dunque, non è dettata da alcun timore personale ma, al contrario, dalla voglia di non «gettare l'Italia nel pantano». Una situazione non dissimile da quella che vede arrancare a suo avviso le larghe intese. E proprio per superare questa stagione - come spiegano da via della Scrofa a Libero - si sta già lavorando al «governo nuovo». Quello del dopo-Draghi: «Quello che avrà il consenso elettorale». Per questo motivo la "casa" è pronta ad accogliere «idee e gambe per mettere in piedi il primo governo conservatore in Italia». Ad annunciare la conferenza programmatica è stata la stessa leader: «Dal 29 aprile al 1 maggio daremo vita a una grande manifestazione. Insieme ai nostri dirigenti, ma anche coinvolgendo autorevoli personalità, perché possano contribuire a farci porre le basi per la stesura del nostro programma». Obiettivo? Dimostrare che FdI è un soggetto che «può offrire all'Italia una squadra di governo autorevole, composta da personalità che rappresentano una visione del mondo chiara e di centrodestra». Le regole e il campo da gioco per Giorgia sono questi. La sfida - a tutti - è lanciata. 

 

 

 

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