Carlo Calenda, la sentenza: "Il nuovo centro? Categoria non più attuale"
Carlo Calenda, leader di Azione, è stato ospite di Non stop news su RTL 102.5 con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro. Tanti i temi messi a fuoco dal leader di Azione. Dai temi legati alla politica nazionale alla Capitale. Passando per il caro bollette, il referendum e la questione energetica. “Sabato e domenica facciamo un congresso di partito vero. I movimenti che sono in funzione della leadership sono destinati a sparire”, ha detto Calenda nel corso dell’intervista
CALENDA È IL NUOVO CENTRO NELLA POLITICA ITALIANA?
“Non credo che queste categorie siano attuali”, ha risposto Calenda. “Se pensiamo a quello di cui ha bisogno la politica, intanto proposte serie e articolate, ha bisogno di avere una coerenza di comportamenti e una qualità di classe dirigente. Questa è la cosa su cui siamo impegnati. Andiamo a cercare il consenso delle persone, non c’è una scorciatoia, altrimenti non avrebbe senso fare politica”.
“La matrice culturale di ‘Azione’ è il liberalsocialismo, ovvero l’idea che progresso scientifico e mercato non risolvano tutto, che dunque il problema è come recuperare una centralità dell’uomo nella società”, ha risposto Carlo Calenda. “In Italia abbiamo un problema di educazione su cui spesso non riflettiamo: il nostro è il Paese più ignorante d’Europa e questo fa sì che le persone non si sentano parte di una comunità”.
“La definizione elettorale è che non andremo né con il centrodestra né con il centrosinistra perché loro hanno delle coalizioni che rendono impossibile comporre delle coalizioni di governo responsabili e serie”, ha risposto Calenda.
LE POLITICHE DEL 2023
“Facendo un esempio posso fare quello di Roma: facendo un lavoro serio durato un anno alla fine abbiamo preso il 20%. Sarà lo stesso alle elezioni nazionali? Dipende da quanto saremo bravi e capaci”, ha detto Carlo Calenda.
LA NASCITA DI UN PARTITO CHE METTA INSIEME LE ADESIONI ALLA MAGGIORANZA URSULA
Calenda esclude in futuro la nascita di un partito che metta insieme tutte le adesioni alla maggioranza Ursula? “Si, lo escludo. Mettere insieme e allearsi? Siamo favorevoli su ciò che accade in Europa, dove gli eredi del partito popolare, liberare, socialdemocratico e dei verdi stanno insieme pur avendo culture politiche differenti perché danno vita a una coalizione della responsabilità che ha fatto delle cose molto buone per l’Italia”, ha detto Calenda. “In Italia non si riesce a fare perché siamo prigionieri di questo bipopulismo. Quello che succede è che tutti si mettono con tutti”.
LA NASCITA DI PARTITI SINGOLI
“Il leaderismo dell’Io è uno dei problemi della società occidentale, non ha a che fare solo con la politica ma con la dimensione dell’uomo”, ha risposto Calenda. “Questa è la ragione per cui sabato e domenica facciamo un congresso di partito vero. I movimenti che sono in funzione della leadership sono destinati a sparire. La via giusta è fare un partito che sia tale, che rimanga dopo il leader che l’ha fondato, che si basi sugli amministratori locali”.
IL PENSIERO DI CALENDA SUL REFERENDUM
“La Corte Costituzionale non li ha bocciati per ragioni di merito, ma perché erano mal posti”, ha risposto Calenda. “Appoggiavamo il referendum, eravamo favorevoli sui temi della giustizia, del fine vita e sulla legalizzazione della cannabis. Cerchiamo di fare questo lavoro in Parlamento. Perché non si riesce mai a fare le cose in Parlamento e bisogna andare sempre dagli elettori? Loro ci pagano per fare questo lavoro”.
“LA GENTE NON VA A VOTARE. PERCHÉ DOVREBBE?”
“Tutti si sono alleati con quelli che avevano detto che erano il male assoluto, non si è riuscito a governare nulla, hanno solo detto dei no finché non è intervenuto Draghi. Certo che la gente non va a votare. Perché dovrebbe?”, ha risposto Calenda. “I leader politici stanno molto attenti a non urtare gli elettori. I Cinque Stelle sono stati votati dai cittadini italiani e mutilati da un giusto senso di rabbia, probabilmente. Però dobbiamo porci il problema di come votiamo”.
“Stiamo pagando tantissimo le bollette, perché sono stati paralizzati tutti gli investimenti sul gas”, ha detto Carlo Calenda. “Il motivo per cui penso che dobbiamo fare quella strada dura, solitaria, netta, etica è perché penso che altrimenti il consenso non si riconquista, diventa un gioco in cui meno elettori eleggono gli stessi partiti che però non piacciono, e alla fine non vanno più a votare. Si rischia il prosciugamento della democrazia”.
POTREBBE CONVENIRE ANDARE AL VOTO SUBITO?
“Noi sappiamo i risultati che si otterrebbero adesso”, ha risposto Calenda. “Salterebbe il PNRR perché in campagna elettorale nessuno se ne occuperebbe, durante la campagna elettorale si radicalizzerebbero le posizioni sulla pandemia, gli interventi sulle bollette diventerebbero materia di campagna elettorale, abbiamo un tema di inflazione e di salari che non affronterebbe nessuno se non dicendo di dare più soldi”.
“Le campagne elettorali non sono la soluzione ogni tre mesi. Adesso sui referendum si divertiranno a fare un’altra campagna elettorale”, ha detto Calenda. “La politica è stata presa come l’arte di far casino, e chi lo fa nel senso che ci piace lo votiamo senza guardare che tipo di esperienza abbia. Certo che è un disastro”.
L’AMMINISTRAZIONE DI GUALTIERI A ROMA
“Su questo mi sono autoimposto una sospensione del giudizio rispetto a ciò che avrei chiesto ai romani”, ha detto Calenda. “Io gli avrei chiesto di non giudicare per sei mesi ciò che avrei fatto, e quindi non faccio questo a Gualtieri”.
“Non voglio dare un giudizio complessivo perché ritengo che non ha avuto tempo per avere dei risultati concreti”, ha raccontato Carlo Calenda. “Secondo me ha sbagliato a fare delle promesse, come gli ho detto, ad esempio la promessa di dire che Roma sarebbe stata pulita entro Natale. Però credo che il recupero dell’etica politica sia il cercare di essere giusti con gli avversari. Io non avrei risolto i problemi di Roma in tre mesi, applico a lui lo stesso metro etico che applico a me”.
Secondo Calenda, quindi, le strade intraprese sono quelle buone? “Le strade intraprese non sono quelle buone, manca il termovalorizzatore, sui rifiuti non possiamo continuare a pensare che non succeda niente. È assurdo che non si riesca a fare”, ha risposto Calenda.
L’APPROVAZIONE DELLA MODIFICA ALLE CONCESSIONI BALNEARI
“Sono d’accordo per una ragione semplice: le concessioni balneari pagano in tutta Italia 100 milioni di euro. Ciò vuol dire che in alcune località estremamente prestigiose, il costo che paga il concessionario allo stato è inferiore al costo di un ombrellone per la stagione e sono soldi nostri”, ha detto Calenda. “Sono favorevole a dire che chi lavora dentro la sua concessione balneare, quello va tenuto protetto dalle gare. Non vuol dire che deve essere moltiplicato il canone, perché questo va fatto. Non si può fare un arricchimento sul bene pubblico”.
“Quando ero ministro dello sviluppo economico lo feci, ma è stato bocciato da tutti i partiti politici. C’era la stessa identica proposta che è passata, ovvero le gare tenendo indenne chi lavora direttamente nella propria concessione balneare e ne fa l’unica fonte del suo reddito. Non c’è stato un partito che non l’abbia bocciato”, ha detto Calenda. “In Parlamento ricapiterà perché i balneari sono una lobby organizzata e i cittadini hanno altro a cui pensare”.
COME STA AFFRONTANDO IL PD QUESTO MOMENTO DI GRANDI CAMBIAMENTI?
“Penso che con il PD, così come con Forza Italia, con la Lega, bisogna discuterne e discuterci. Non penso che la politica sia dire no al gas senza spiegare l’alternativa o dire che i porti vanno aperti senza spiegare come viene gestita l’immigrazione”, ha detto Calenda. “Non penso che dire che siamo i buoni ma non vi diciamo come gestire le cose sia una risposta ai problemi della politica moderni. Detto questo, sono delle persone con cui dialogare”.