Cerca
Logo
Cerca
+

Reddito di cittadinanza e bonus, quanto ci sono costati i Cinque stelle al governo

Luigi Di Maio

Sandro Iacometti
  • a
  • a
  • a

Quando Daniele Franco gli ha sbattuto in faccia che è grazie a loro, che hanno scritto male la misura, se il Superbonus fa acqua da tutte le parti e le frodi sono arrivate alla mostruosa cifra di 4,4 miliardi («livelli mai visti», ha detto), i grillini sono andati su tutte le furie. Ma è un fatto che la cessione del credito senza controlli per tutti i bonus edilizi è stata voluta dal Conte II nell'estate del 2020, così come è un fatto che uno dei principali ostacoli all'aumento della produzione di gas in Italia, vitale oggi con le bollette alle stelle, è la moratoria sulle trivelle (in queste ore sbloccata dal governo) voluta dal Conte I nel febbraio del 2019. La realtà, piaccia o no al Movimento e al popolo dei vaffa, è che da quando hanno messo piede a Palazzo Chigi i Cinquestelle non ne hanno fatta una giusta. La famosa scatoletta di tonno è stata aperta, bisogna dirlo, ma quello che ne è uscito più che l'onestà e il cambiamento promessi sono stati provvedimenti rabberciati, leggi malfatte, passi falsi e miliardi di soldi dei contribuenti gettati al vento.

 

 

Tutto comincia a pochi mesi dall'insediamento nel governo in coabitazione con la Lega. È il luglio del 2018 e Luigi Di Maio annuncia con orgoglio l'approvazione del decreto dignità. Una misura che avrebbe dovuto abolire il precariato mettendo all'angolo sfruttatori e avidi imprenditori. Com' è finita lo sappiamo. Per tenere insieme i cocci del mondo del lavoro mandato in frantumi dalla pandemia è stato lo stesso premier Giuseppe Conte, tanti i problemi provocati dalla stretta grillina sui contratti a termine, a dover sospendere l'applicazione del decreto.

CAPOLAVORO - Il capolavoro a Cinquestelle è, però, quello che arriva qualche mese dopo. È il settembre del 2018 quando sempre Di Maio, ancora più orgoglioso, esce dal balcone di Palazzo Chigi e grida alla folla festante di aver abolito la povertà. Inizia la grande epopea del reddito di cittadinanza. La legge istitutiva è del gennaio 2019, ma la paghetta grillina parte ad aprile. Da allora ci è costata la bellezza di 20 miliardi finiti anche, grazie ad un sistema di controlli basato sulle autocertificazioni, in tasca ad assassini, mafiosi, terroristi, detenuti, parassiti, truffatori, spacciatori, ladri ed evasori fiscali. Nello stesso periodo Alfonso Bonafede, allora ministro della Giustizia, dava vita all'altro grande orgoglio del popolo grillino: la legge spazzacorrotti, con annessa abolizione della prescrizione. Una roba in totale contrasto con l'unica richiesta che da sempre tutti gli organismi internazionali ci fanno: velocizzare i processi. Anche in questo caso la toppa hanno dovuto metterla da soli, approvando lo scorso autunno la riforma Cartabia sulla improcedibilità, che ha di fatto mandato in soffitta le trovate di Bonafede.

 

 

Passano pochi giorni, è il febbraio del 2019, e i grillini ne combinano un'altra. Spinto dal generale della Forestale, Sergio Costa, fino allo scorso febbraio ministro dell'Ambiente, Conte blocca tutte le trivelle del Paese. La scusa è una moratoria in attesa di capire dove è meglio traforare a caccia di idrocarburi. Il risultato è che rispetto ai 20 miliardi di metri cubi di gas che venivano estratti in Italia nel primo decennio del 2000 lo scorso anno, proprio quello in cui il costo del metano importato dall'estero ha iniziato a far impennare le bollette, siamo scesi a 3,3 miliardi, con una flessione del 18% rispetto al 2020. Grazie anche a questa bravata il governo ha già dovuto tirare fuori, considerando l'intervento previsto per la settimana entrante, circa 16 miliardi di aiuti pubblici.

AMBIENTE - E arriviamo così al Superbonus del maggio 2020, i cui pasticci originari stanno venendo a galla ora, con l'esplosione delle truffe e una serie di modifiche in corsa che stanno rischiando di far saltare tutto. È di un paio di mesi dopo, invece, il colpo da maestro di Conte. A metà luglio, dopo avere, lui e i grillini, per due anni invocato la revoca forzata delle concessioni per il disastro del Ponte Morandi, decide di siglare un accordo con i Benetton per acquistargli le Autostrade a prezzo di mercato. Costo dell'operazione: 8 miliardi di euro, di cui circa 4 pagati dalla Cdp. Lo scorso dicembre pure la Corte dei Conti si è chiesta a chi sia convenuto l'affare, non propendendo per lo Stato. L'ultima genialata è di qualche giorno fa. Con il contributo, va detto, della maggioranza del Parlamento, i grillini sono riusciti a far inserire nella Costituzione la tutela dell'ambiente. Come non ci fossero già abbastanza giurisdizioni a cui appellarsi quando c'è da bloccare qualche opera strategica per lo sviluppo e il benessere del Paese.

 

Dai blog