Sigfrido Ranucci, l'affondo di Maurizio Gasparri: "Perché lo hanno promosso vicedirettore in Rai"
Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato e berlusconiano inossidabile, data la spietatezza dell'anagrafe è l'unico ad aver affrontato la Rai di Report uno e trino: come ministro della Comunicazione, come membro attuale della Commissione Vigilanza e come ospite. Sul "caso Ranucci" è voce autorevole.
Caro Gasparri, Sifrido Ranucci di Report manda sms minacciosi al collega giornalista Andrea Ruggieri -suo compagno di partito e membro della Vigilanza- che reagisce con una querela. Si parla di dossier pronti ad essere sparati. La politica si divide, la Gabanelli difende Ranucci. Che succede?
«Premetto: io con Ranucci ho un rapporto antico, dialettico e diretto: l'ho criticato spesso e apertamente, alcuni servizi di Report mi sono sembrati schieratissime e sopra le righe, come quello recente, molto urticante, su Berlusconi, assemblata all'unico scopo di toglierlo del Quirinale»
Bene. Ma...
«Io con Report ho frequentazioni rispettose. Sono stato anche nella loro redazione in via Teulada per delle dirette Facebook. Ma abbiamo -come dire- sempre discusso le regole d'ingaggio. Se mi faccio intervistare da loro, lo faccio solo con giornalisti che diano prova di preparazione»
Benissimo. Ma...
«Ma anch' io, come molti colleghi ho ricevuto la lettera anonima che infangava Ranucci che, senza quasi nemmeno leggerla, ho cestinato. Sa, quando ti arrivano centinaia di email e massaggi al giorno, poi vai ad istinto. Certo quando si finisce in quel tritacarne -può capitare a tutti- non fa mai piacere»
Senatore, ha fatto una premessa che ci vuole la bombola d'ossigeno...
«Questo per dire che le parole creano conseguenze. Dipende dal grado di confidenza tra gli interlocutori. Io e te ci possiamo pure mandare affanculo via WhatsApp, ma se uno si conosce da anni resta uno sfogo limitato al rapporto privato. Io so che Ruggieri e Ranucci si incontrano nelle audizioni della Commissione Vigilanza, ma non so quanto siano intimi. Ruggieri, come membro di commissione doveva formalizzare la sua denuncia, e l'ha fatto»
E sta benissimo. Però più che gli sms di Ranucci, il tema politico sarebbero i dossier su -diciamo- certe abitudini dei politici che Ranucci ha ventilato a Ruggieri e al renziano Davide Faraone. Lei ne era a conoscenza?
«No. E sono sconcertato, soprattutto per i 78mila dossier di cui ora Ranucci dovrebbe rendere conto».
Be', 78mila mi pare un numero un tantinello eccessivo...
«Ma, fosse vero, so già cosa dirà Ranucci: mantenere un archivio su personaggi pubblici è prerogativa dei giornalisti. Ce l'abbiamo tutti una cartellina su qualcuno: io, per dire, ho un dossier fatto di ritagli su tutte le cazzate di Beppe Grillo. Certo, Report è servizio pubblico. Ai tempi della Gabanelli il programma ebbe problemi per avere scoperchiato cose su Enel e Eni, partecipate dallo Stato. Ma era giusto, il giornalista fa le inchieste».
L'accusa principale è che Report -al di là dell'indubbio valore di servizio pubblico-sia diventato "la tragicommedia del giornalismo complottista" (Aldo Grasso) i cui metodi sono diventati discutibili. È così?
«Il Report di oggi, non si può negare sia un programma militante a sinistra, fatto da un giornalista militante. E passa parecchie volte dalla Vigilanza; negli ultimi anni ha fatto talmente tanti passaggi, con polemiche talmente numerose che le successive obnubilano le precedenti. E quand'anche sono bei servizi con ricostruzioni veritiere, hanno quasi tutti una vena di tendenziosità contro il centrodestra. Mi riferisco a molti programmi sulla Lega, per esempio. Certo, riconosco che Report ha bastonato molto anche la sinistra e Renzi, e i 5 Stelle».
Ranucci è stato nominato vicedirettore ad personam della nuova Direzione Approfondimento, timonata da Mario Orfeo.
«Non me ne stupisco affatto. Il problema di fondo è che la sinistra ha un posizionamento storico all'interno della Rai che le consente un abuso di posizione dominante, come dicono in economia. Vedi la Annunziata: ora vogliono darle una striscia quotidiana. Non mi stupisco. La nomina di oggi di Ranucci a vicedirettore dell'Informazione rientra in questo modo di operare, e l'amministratore delegato Fuortes si è adeguato egregiamente. D'altronde Ranucci lì dentro c'è da molto tempo più di lui, ha più anzianità di servizio. L'ad c'è ora ma poi non ci sarà più. È la natura della Rai...».
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