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Giuseppe Conte si fa il suo partito? "Anche una questione di soldi": la tentazione dell'ex premier
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Non è più presidente del Consiglio e ora non è più il presidente del Movimento 5 stelle. Giuseppe Conte ha visto sfumare anche l'ultimo sogno dopo che i giudici - almeno temporaneamente - lo hanno sospeso dal suo ruolo. Inoltre, Conte sembra non essere nemmeno appoggiato da Beppe Grillo che, come riporta il Messaggero, lo ha costretto al silenzio cancellando persino la sua partecipazione a Porta a Porta di ieri sera 8 febbraio e gli ha vietato la votazione immediata per rieleggerlo leader dei pentastellati.
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Ma Giuseppe Conte non ha alcuna intenzione di arrendersi perché, spiega lui, "un capo politico non dipende dalle carte bollate". Ma se l'Elevato dovesse percorrere la strada del Direttorio, quindi optare per una leadership collegiale, non solo salterebbe egli stesso come presidente del Movimento ma anche le vicepresidenze, di sua nomina, e tutti i suoi fedelissimi nella gerarchia che Conte ha messo in piedi per blindarsi. E questo potrebbe spingere l'ex premier a mollare il colpo.
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A questo punto avrebbe davanti a sé due strade: la prima è lasciar perdere la politica e tornare a fare l'avvocato e il professore - che peraltro potrebbe tornare a fargli intascare dei soldi - la seconda è di farsi un partito tutto suo. Però dovrà fare i conti bene perché la sua popolarità va scemando e pure questa mossa potrebbe essere fallimentare.
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"C'è chi sta usando questa situazione per indebolire Conte con modifiche ai suoi poteri, dalla gestione dei territori a variazioni statutarie", dicono i contini al Corriere della Sera. "Siamo al paradosso: veniamo accusati per il frutto delle loro scelte", ribattono i fedelissimi di Di Maio. Ma dietro ogni mossa ci sono questioni legali e pecuniarie. A dicembre il Movimento ha ricevuto (dagli eletti) oltre 450 bonifici, per un totale di 600mila euro. E ora c'è chi teme che il caos all'interno dei 5s porti i morosi a non saldare i debiti.
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