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Giulio Tremonti, candidato premier perfetto: Antonio Socci, nel centrodestra "tre capi troppo capi". E così...

Antonio Socci
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Il dissidio fra i leader dei tre partiti del centrodestra sembra grave. Non si era mai visto nulla del genere. E, a questo punto, anche se torneranno necessariamente a incollare i cocci, perché nessuno di loro può permettersi rotture definitive, resteranno ben visibili le incrinature. Come potranno evitare che domani possano provocare nuove fratture? Al centrodestra non basterà più un semplice incontro di pacificazione fra i leader. Stavolta non può finire a tarallucci e vino. Dovranno chiarirsi armandosi di pazienza, di spirito costruttivo e di umiltà. Ma forse è necessario a questo punto anche un salto di qualità che si lasci alle spalle il passato. Magari con una figura di "federatore" super partes per voltare pagina e aprire una nuova fase politica. Il protagonismo dei tre leader, che hanno tutti una forte personalità e guidano vigorosamente i loro partiti, produce anche grandi (e legittime) ambizioni politiche, creando però fra loro una conflittualità che va oltre la diversità di accenti, di idee e di strategie dei loro partiti. Questa incidenza del "fattore personale" sembra rendere molto difficile, in vista delle elezioni del 2023, un pacifico accordo sulla scelta di uno dei tre come Capo del futuro governo. Anche far decidere agli elettori, come nel passato, ha grosse controindicazioni: anzitutto esaspera la competizione personale a scapito dei contenuti e della compattezza della loro coalizione; poi non permette di presentarsi agli elettori, prima del voto, con una proposta di leadership di governo; infine già oggil'esito di quel voto non sembra accettato (l'altroieri sul Giornale c'era una pagina in cui i "Seniores di FI" proclamavano: «Il centrodestra esiste solo a guida FI e con il Cav leader»).

 

 

ALLE URNE
D'altronde Berlusconi - che è già stato tre volte presidente del Consiglio - ha 85 anni e non sembra voler "gareggiare" per Palazzo Chigi (oltretutto il suo partito è il più piccolo dei tre). Salvini e Meloni - anch'essi molto forti come leader di partito (entrambi hanno moltiplicato in modo straordinario i voti) - hanno fatto esperienze di governo limitate e potrebbero trovarsi antagonisti del calibro di Draghi che forse sarà indicato come futuro premier dal centrosinistra anche senza candidarsi personalmente e senza un suo partito (già se ne parla). Alle elezioni, che si terranno in un momento in cui verranno al pettine molti nodi dell'economia, i tre leader del centrodestra potrebbero dunque decidere di fare un passo indietro portando - come candidato premier - una figura che è fuori dai confini dei partiti, come il centrosinistra fece con Romano Prodi. Proviamo a tracciare l'identikit del possibile candidato premier: occorrerebbe una personalità in grado di confrontarsi alla pari con Draghi (o altre figure simili) sui temi economici nazionali e mondiali, una personalità che ha rapporti e credibilità internazionali, che ha alle spalle importanti esperienze di governo, una personalità culturalmente autorevole, capace di visione e che condivide e sostiene i valori di fondo che uniscono i partiti del centrodestra. Esistono figure simili? Sì. Per esempio uno che ha tutti questi requisiti è Giulio Tremonti. Forse l'interessato non aderirebbe a una simile proposta, ma certamente sarebbe un ottimo candidato premier.

 

 

PROGRAMMA
C'è chi dice che ci siano antiche ruggini da superare con Berlusconi, ma chiunque conosca il Cavaliere sa che è per natura un "ricucitore". Si dice pure che Tremonti abbia un carattere spigoloso, cosa che gli renderebbe difficile interpretare un ruolo di mediatore, ma i temperamenti si possono smussare e adattare. Personalmente, quando mi è capitato di parlare con lui dei suoi libri, ho sempre trovato un interlocutore piacevole, cordiale e sereno. Soprattutto però è una personalità di grandi idee e darebbe un contributo importante e originale al programma di un nuovo centrodestra. Unisce la competenza tecnica e l'esperienza internazionale (ne sanno qualcosa a Bruxelles, dove ha sempre difeso con efficacia i nostri interessi nazionali), ad una straordinaria capacità di interpretare i tempi: i libri che ha pubblicato dagli anni Novanta hanno spesso anticipato fenomeni che il mondo e l'Italia si sono trovati ad affrontare anni dopo.

Peraltro bastava dare un'occhiata all'intervista che ha rilasciato domenica a Repubblica per capire che qualunque candidato premier del centrosinistra non avrebbe vita facile con Tremonti: ha analizzato temi come le politiche della Bce, l'inflazione, lo spread, le previsioni di crescita, il Pnrr, la revisione del Patto di stabilità, la pandemia, focalizzandole criticità dell'attuale situazione economica con una lucidità e una lungimiranza che sarebbero davvero preziose oggi al centrodestra. A cui occorre un salto di qualità di questo genere per superare le secche dei diverbi attuali. Se non Tremonti, qualcuno che abbia lo stesso profilo e la stessa competenza, ma non sarà facilissimo trovarne un altro. Privilegiare il progetto e l'unità sulle (pur legittime) ambizioni personali sarebbe oggi, per i tre leader del centrodestra, la carta vincente.

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