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No-vax verso il partito, il sondaggio: ecco quanto vale alle urne il fronte no-pass

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Premessa: il forte tasso di astensionismo, nella scorsa tornata di elezioni amministrative. Premessa numero due: alcuni aspetti, sconfortanti, dell'ultimo rapporto Censis.Il 5,9% degli italiani è convinto che il Covid non esista; il 10,9% che il vaccino sia inutile. Cifre che si agganciano a quel magma ribollente tra social e piazze, di ostili ai vaccini, teorici di improbabili cure alternative, promotori della pseudoscienza. In questo contesto, un ipotetico partito no-vax potrebbe funzionare sul piano dei consensi? Libero lo ha chiesto ad alcuni sondaggisti. «Non credo che un partito no-vax possa avere un potenziale», spiega Carlo Buttaroni, di Tecné, che sottolinea due aspetti. 

 

«Intanto andare a votare significa credere nelle istituzioni. Ma una delle convinzioni dei no-vax e complottisti di vario tipo è che le istituzioni mentono»; l'altro dato, invece, è che «per convincere le persone a votare su un progetto serve qualcosa di diverso rispetto al no al vaccino. Il cittadino sceglie in base a chi gli dà più affidabilità per la sanità, per il lavoro del figlio, per il carrello della spesa. I partiti 'verticali', monotematici, in Italia non hanno successo, come spiega la storia dei Verdi». 

Provando ad azzardare una cifra ipotetica, Buttaroni dice: «Un partito no-vax non arriverebbe oltre l'1,5%». Antonio Noto, di Noto Sondaggi, parte da un esempio: «Pensiamo a quanti pensionati ci sono in Italia e quanto prende alle elezioni il Partito Pensionati. I partiti monotematici non funzionano mai». E aggiunge: «Il popolo no-vax è variegato. C'è chi non si vaccina perché ha paure o dubbi, senza un approccio ideologico. Poi, al contrario, ci sono i duri e puri, del 'no' assoluto. Questi ultimi rappresentano meno del 5% della popolazione. Una metà è lontana dalla politica e non va a votare, tra i restanti c'è chi vota, magari un po' a destra e un po' nel Movimento 5 Stelle». Magra previsione numerica, dunque: «L'1%, massimo 1,5%». Un progetto no-vax avrebbe vita difficile anche per Lorenzo Pregliasco, di Youtrend: «Lo spazio di chi non intende vaccinarsi -spiega- politicamente è già presidiato. Pensiamo a Italexit, di Gianluigi Paragone, che si è già presentato in vari comuni. Poi, in parte, anche da alcuni esponenti di Fratelli d'Italia e della Lega». 

 

Al di là di questo «l'area potenziale è del 5%», a una condizione: «Che tutti, anche quanti votano altrove, possano convogliare su quell'eventuale partito». Ipotesi difficile, «anche perché tra i non vaccinati c'è maggiore propensione all'astensionismo». Dunque, più verosimilmente, un movimento no-vax sarebbe «un altro micropartito». Secondo Nicola Piepoli, dell'omonimo istituto, «in un certo senso il partito no-vax già esiste: è una fetta del M5S. Il problema, semmai, è mantenere in vita quel partito». Ma un movimento autonomo? «Probabilmente non avrebbe senso». La pensa diversamente, invece, Federico Benini di Winpoll: «Lo spazio c'è. Tutto sommato, la lista Italexit di Gianluigi Paragone, a Milano ha avuto un risultato soddisfacente». Secondo Benini, un movimento no-vax avrebbe «un potenziale del 4-5%, che andrebbe ad erodere soprattutto su Lega e Fratelli d'Italia, perché il Movimento 5 Stelle ha già subito un calo di voti». Dunque, il tema ha senso. «Manca un leader, e questo è un altro aspetto.

Paragone forse non avrebbe la forza carismatica. Potrebbe essere più adatto Alessandro Di Battista, anche se non si è mai pronunciato espressamente in tal senso. In questo caso, andremmo un po' oltre il tema esclusivo no-vax». Pollice verso, infine, da Renato Mannheimer. «Un partito su un tema così specifico funzionerebbe con difficoltà, perché molti no-vax sono già sparsi tra altre forze politiche. Discorso diverso per un partito generale della protesta, come era in origine il Movimento 5 Stelle. In quel caso, potrebbe raccogliere anche il 4-5% dei consensi».

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