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Silvio Berlusconi, il pranzo con Casini non va giù nel centrodestra: sospetti sul vero piano del Cav

Salvatore Dama
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Basta un “innocente” invito a pranzo, quello che ieri ha portato Pier Ferdinando Casini a varcare il portone di Arcore, per alimentare i teoremi intorno al “grande centro” e a scatenare i “pissi pissi” di palazzo. In effetti succede questo: l’ex presidente della Camera ha trascorso un po' di tempo con Silvio Berlusconi nella sua villa brianzola. Si sa quanto Casini abbia cura dei rapporti personali. E ci teneva a ringraziare personalmente il Cavaliere per il sostegno ricevuto durante la partita del Quirinale. Un endorsement che lo ha portato a un soffio dall'elezione alla Presidenza della Repubblica. Nel folle venerdì notte precedente al quinto scrutinio, quello in cui i leader si sono fumati candidature una dietro l'altra come Marlboro, a un certo punto per Pierferdy sembrava fatta: doveva solo scegliere l'abito. E invece...

 

 

E invece si sa come sono andate le cose. Però Berlusconi, che in quelle ore era ricoverato al San Raffaele, il suo lo ha fatto. Sorvolando sul fatto che, nelle sue poliedriche evoluzioni, Casini da alleato era diventato avversario, finendo eletto con il Partito democratico. Non solo. Pier Ferdinando ha ottimi rapporti anche con la famiglia Berlusconi e con i manager delle aziende. E, sempre nelle ore topiche, anche da Cologno Monzese era arrivato il semaforo verde. In più c'è anche un precedente. Perché l'ex leader dell'Udc si è inabissato dalla scorsa estate. E ha lavorato segretamente alla sua corsa al Quirinale, rispolverando tutti i suoi rapporti personali. Questo attivismo sotto traccia ad agosto lo aveva portato in Sardegna. A Villa Certosa, precisamente. Dove il senatore aveva chiesto la benedizione berlusconiana. Casini in quella occasione non ottenne grande soddisfazione. Perché al Colle ambiva anche lo stesso Silvio.

QUALE RUOLO
Ma tutto questo è storia. Il presente è l'idea del rafforzamento del centro, lanciata da Berlusconi all'indomani della disgregazione post-quirinalizia del centrodestra. In questo progetto Casini potrebbe avere un ruolo? Una bella suggestione. Che però ad Arcore tendono a ridimensionare. Anche se è chiaro che Silvio vuole mandare un messaggio all'ala destra della coalizione. E cioè che il baricentro deve rimanere fortemente ancorato al centro e collegato in Europa al Ppe, altrimenti addio a ogni velleità di governo. In parallelo Berlusconi guarda con perplessità al progetto di Giovanni Toti, che vuole coinvolgere Matteo Renzi e Carlo Calenda, il quale però, in materia è categorico: «Azione non parteciperà ad alcun progetto centrista frutto della somma di piccole forze parlamentari». L'ex ministro dello Sviluppo economico conferma che il percorso di Azione e +Europa andrà avanti distinto da quello delle forze centriste, «noi lavoriamo a una proposta riformista e liberaldemocratica. Centrismo e moderatismo non sono valori in cui ci riconosciamo», ha detto Calenda. E, del resto, è lo stesso Cavaliere a ritenere che ogni operazione di allargamento debba avere il pivot in Forza Italia.

 

 

LA REPLICA
Pure Casini ridimensiona la portata del pranzo: «È stato un incontro affettuoso, dal contenuto umano, non abbiamo parlato di temi politici», assicura all'Adnkronos Pier Ferdinando, spiegando di aver «ringraziato» il Cav «per la sua attenzione e amicizia, che ho contraccambiato». L'evento non sfugge a Salvini, però. Che risponde seccato: «A me il toto-Renzi o il toto-Casini non interessano. Se qualcuno vuole rifare la Dc è liberissimo di farlo, io penso che il centrodestra sia maggioranza nel Paese e abbia il dovere di mettersi insieme. Però se qualcuno dice una cosa e ne fa un'altra come è successo per l'elezione del presidente della Repubblica...». 

 

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