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Giorgia Meloni, "niente tentazioni". Perché Fratelli d'Italia non c'entra col "nostalgismo"

Giorgia Meloni

Renato Besana
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Non è certo una novità che Giorgia Meloni e Matteo Salvini si guardino da qualche tempo in cagnesco e che ad Arcore siano entrambi a malapena sopportati, mentre la principale dote dei cespuglietti centristi non sembra essere l'affidabilità. È un quotidiano florilegio di colpi sotto la cintura, che ha finito per annoiare anche noi cronisti e contribuisce ad allontanare gli elettori, che potrebbero rifugiarsi nell'astensionismo. Questa volta, però, siamo al rovesciamento della realtà, forse soltanto per il gusto della polemica, senza crederci davvero. Sostenere, come hanno fatto due autorevoli esponenti della Lega, che i Fratelli d'Italia siano «estremisti legati a ideologie sconfitte dalla Storia» - cioè neofascisti non sta né in cielo né in terra. Per anni, la Lega ebbe un occhio di riguardo per CasaPound e in Europa siede al fianco di Marine Le Pen. Giorgia Meloni invece guida l'Ecr, i conservatori e riformisti europei, intrattenendo rapporti con i repubblicani americani cui Salvini dice di volersi ispirare. In compenso, la Lega ha votato insieme ai popolari la nuova presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, mentre l'Ecr, cui aderisce Fdi, ha eletto un proprio vicepresidente. A Madrid, nel fine settimana, hanno partecipato rappresentanti dell'una e degli altri al convegno promosso da Vox, il partito spagnolo di destra. C'erano tutti, Orbán compreso.

IMPRESA ARDUA - In Fratelli d'Italia non c'è mai stato spazio per le care memorie. A ottobre, tanto per esser chiara, la Meloni ha inviato una lettera ai responsabili del partito: «Nel nostro quadro di valori, progetti, stili di vita, comportamenti pubblici e privati», si legge, «non c'è spazio per razzismo, odio, nostalgie storiche e tentazioni totalitarie. Per questo chiunque offra, con comportamenti non adeguati, occasioni di macchiare il faticoso percorso che abbiamo intrapreso per dare all'Italia una destra moderna e adeguata al governo della Nazione sarà considerato incompatibile con Fratelli d'Italia». Gli elettori già avevano capito: il partito ha raggiunto percentuali a due cifre, nonostante la concorrenza della Lega, perché ha intercettato consensi che un tempo si orientavano su Forza Italia. È in altri termini diventato un partito di destra che guarda al centro. Quando nacque, nel dicembre 2012, raccolse l'eredità di An, assunta quale punto di partenza per un nuovo percorso (e che qualcuno per favore corregga la voce di Wikipedia, che lo definisce un "partito nazional-conservatore, nazionalista, tradizionalista, nativista, post-fascista e sovranista"). Rimettere insieme i cocci del fu centrodestra sarà impresa ardua. Andò in pezzi già nel 2018, quando la Lega ruppe l'alleanza per governare coi grillini. L'autunno scorso, alle amministrative, combinò un disastro epocale, replicato con qualche variante nella rielezione di Mattarella. A ciascuna delle forze che nel comune sentire degli elettori ancora costituiscono uno schieramento omogeneo e che dovranno ritrovare la voglia di stare insieme, non resta che precisare la propria identità, in attesa di un'auspicabile schiarita. Giorgia, per esempio, potrebbe decidersi a togliere la fiamma dal simbolo del partito: non ne ha più bisogno. 

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