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Mattarella Bis, cosa succederà ora. "Ecco come non avere più presidenti di sinistra"

Pietro Senaldi
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Perseverare è diabolico. Con la conferma di Mattarella il bis presidenziale diventa da eccezione a regola, con tanti saluti alla Carta Costituzionale e anche alla credibilità dei "no-no-no" delle istituzioni. Nulla di personale, è naturale, e finanche giusto, che la ragion di Stato pieghi la volontà degli uomini, perfino dei presidenti, e ne vanifichi le parole; però è inevitabile che poi l'autorevolezza della carica ne risenta e i cittadini se ne allontanino. Il Napolitano bis si reinsediò tra gli applausi ma si congedò in un disapprovante silenzio. Se Mattarella fosse una donna e i parlamentari degli uomini e non dei fantasmi con data di scadenza impressa sulle natiche, la conferma del presidente rientrante contro la sua manifesta e ripetuta volontà si chiamerebbe stupro. Per chi pensa ancora che il capo dello Stato resti al Quirinale suo malgrado, la vicenda è rubricabile a sequestro di persona. La miglior vendetta che l'inquilino del Colle potrebbe consumare ora nei confronti di una classe politica che l'ha costretto a rimangiarsi la parola e a venir meno al patto d'onore con Draghi, al quale, incaricandolo, aveva fatto più che balenare l'ipotesi della successione, sarebbe restare in carica per sette anni, congedando questo Parlamento e pure il prossimo, che si ritroverebbe scavalcato dalla durata del mandato presidenziale.

 

 

 

 

 

 

SCONFITTA PER TANTI -  La conferma di Mattarella è una sconfitta per tanti. Per Salvini, che è stato costretto ad arrendersi a questa soluzione di ispirazione berlusconiana e lascia alla Meloni praterie di scontento dove mietere consensi. Per Letta, che vede prevalere il candidato dei rivali interni, Franceschini e Orlando. Per Conte, che ha ripetutamente dimostrato in Aula di non controllare il proprio partito. Per Draghi, che vede frustrate le proprie ambizioni e consumerà la vendetta nei prossimi dodici mesi, governando senza curarsi dei partiti. Per Mattarella, che ha detto tanti no ma alla fine non si è sottratto al dolce-amaro calice, come invece fece Ciampi con un documento ufficiale su carta intestata Quirinale nel 2006. Ma soprattutto, per le istituzioni e per la Costituzione. Si è registrato in Parlamento in questi giorni infatti un fenomeno senza precedenti: la rivolta degli opliti ai propri padroni. Un disonorato esercito di deputati e senatori nominati e senza futuro che hanno iniziato a votare a prescindere dalle indicazioni di partito. Nella chiamata del mattino di ieri il centrodestra ha dovuto optare perla scheda bianca, per scongiurare che Mattarella venisse confermato a sorpresa, per inerzia, prima che dalle segreterie partisse l'ordine e si potessero consumare le liturgie dell'evento. Una sorta di golpe che avrebbe scavalcato il governo, Draghi, i partiti e lo stesso Colle, messo in atto dal popolo delle Camere, sfiduciato e abbandonato, che si aggrappa al passato non ancora sepolto per tornare in vita con esso. Salvini, Conte, Letta, Draghi e infine Mattarella si sono trovati a inseguire e a intestarsi e condividere una decisione che era dell'Aula prima che loro. È stata una scelta necessitata, come quella di chi si butta nel mare in tempesta per non affondare con la nave. È difficile, quasi impossibile, che uno choc del genere resti privo di conseguenze di sistema. Non a caso la Meloni è già partita 12% all'attacco, e non soltanto di Salvini. Ma se i partiti non so8% no neppure più in grado di eleggere il presidente della Repubblica, forse non è colpa solo della mediocrità dei protagonisti in scena. E allora, per evitare un tris del bis, meglio cambiare schema; e farlo ora che le forze politiche, commissariate da Draghi, non toccheranno palla per un anno al governo.

 

 

 

 

 

I VANTAGGI - Secondo il sondaggio svolto dall'istituto demoscopico Analisi Politica per Libero, il 73% degli italiani vorrebbe scegliersi il presidente della Repubblica senza improbabili intermediari. Se i politici, naturalmente dopo aver allestito la prossima ennesima legge elettorale per decidere come spartirsi il potere escludendo il più possibile dal gioco gli elettori- ma forse è proprio l'astensionismo di massa il loro obiettivo: al popolo la democrazia via social, a loro l'autocrazia dei Palazzi - varassero finalmente una riforma che consenta ai cittadini di votarsi il capo dello Stato, si eviterebbero almeno le figuracce rimediate in questi giorni. Con due ulteriori vantaggi: il primo è che magari gli elettori si riavvicinerebbero alle urne; il secondo è che forse riusciremmo ad avere un presidente della Repubblica espressione del centrodestra entro la fine del secolo. Il trentennio berlusconiano infatti, con tutti gli onori dovuti a Silvio, non è stato in grado di regalarcelo. E questa volta è anche un po' tanto colpa sua.

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