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Giorgia Meloni, Crosetto e il sondaggio: "Cosa vogliono gli italiani", un plebiscito dopo il Quirinale

Arnaldo Ferrari Nasi
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Da quando esiste il suffragio universale, ovvero da quando tutti possono andare a votare - non da tantissimo, da dopo la Guerra - un italiano su cinque, non poco, ha rinunciato ad esercitare questo fondamentale diritto. Sino alla fine degli anni '70, votava mediamente il 93% del corpo elettorale, una delle percentuali più alte del mondo democratico, se non la più alta. Negli anni '80 vi è stato un piccolo abbassamento di questo dato, non preoccupante ma costante; negli anni '90 è iniziata una discesa sensibile, che ha portato al 75% del 2013 e 73% del 2018, le ultime elezioni politiche. Allo stesso modo - per quanto i due fenomeni non siano perfettamente correlati - nei sondaggi, alla fatidica domanda sulle intenzioni di voto, si registra oggi all'incirca un 40% di quelle che in gergo vengono chiamate le "non risposte", ovvero gli indecisi, chi dice di votare scheda bianca o nulla e chi, effettivamente, non vuole rispondere. Quando ho iniziato in questo mestiere, nei primissimi anni '90, la stessa percentuale andava raramente oltre il 25%. Queste "non risposte" sono di certo sempre state studiate; la loro struttura, a livello demografico e sociale, nel tempo cambia, non è cristallizata. Tendenzialmente muta secondo i diversi scenari che la politica impone e, proprio su questo aspetto, si riscontra sempre lo stesso motivo di fondo per questa disaffezione: insoddisfazione. Insoddisfazione dei cittadini-elettori non tanto per i diversi risultati del voto, ma soprattutto per un sistema che li vede poco partecipi e che viene vissuto sempre più come inadeguato.

 

Proprio su Libero, portando come esempio "la legge dei Sindaci", ho di recente ricordato come circa due italiani su tre vorrebbero poter eleggere direttamente il Presidente del Consiglio, il capo dell'Esecutivo, chi fa le cose. Allo stesso modo, in pratica tre italiani su quattro, il 73%, vorrebbe che il Presidente della Repubblica venisse «eletto direttamente dai cittadini e non dal Parlamento, come avviene ora». Dato che non cambia nel tempo: lo stesso risultato veniva rilevato nel 2019, con un parlamento appena eletto ed un governo assolutamente nuovo, inedito, peraltro composto da due partiti, 5 Stelle e Lega, nemici in campagna elettorale. Un sistema presidenzialista sarebbe molto amato tra gli elettorati dai partiti di area centrodestra, mediamente l'87%, ma anche dai 5 Stelle (76%) e dal 60% di chi vota Pd o ancora più a sinistra (57%). È da Fratelli d'Italia che proviene l'ultima proposta di legge per una riforma presidenziale dello Stato. Potrebbe essere lo spunto per riaprire seriamente una discussione, perché ormai i dati, da qualsiasi fonte provengano, raccontano sempre la stessa cosa: il cittadino italiano vuole essere più coinvolto, vuole essere più partecipe. Un grande della cultura popolare, Giorgio Gaber, peraltro amatissimo soprattutto dalla sinistra, cantava: «Libertà è partecipazione». 

di Arnaldo Ferrari Nasi
Fondatore di AnalisiPolitica

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