Quirinale, l'aula dei "ribelli" ha scelto Mattarella: cosa non si fa per un anno di stipendio...
Con il sollievo di circa mille famiglie, che avranno pane e anche parecchio companatico sicuro e garantito per almeno altri 14 mesi, si è conclusa la grande parata democratica per l'elezione del Presidente della Repubblica. Che è e sarà, fin quando lo vorrà, sette anni di fila non ci crede nessuno, Sergio Mattarella (che all'ottavo scrutinio ha ottenuto 759 voti, più dei 665 che aveva preso nel 2015). Degnissima persona, candida come i suoi capelli, ma forse un pochino inavveduta nel sostenere che cascasse il mondo nessuno sarebbe riuscito a trattenerla un minuto di più al Quirinale. Sono le leggi elementari della comunicazione subliminale: lo ha fatto troppo presto e troppe volte per non apparire come la vergine ritrosa, che alla fine cede per dare figli alla patria (fuor di metafora: ragion di Stato). E le sequenze di foto con i cartoni per il trasloco fatte circolare come se fossero le avventure dei Ferragnez, iniettando, come da scuola di marketing, nostalgia preventiva nell'animo del popolo che preferisce essere rassicurato da chi dà garanzie che nulla accadrà, rispetto al fuoco di chi incendierà le praterie.
NIENTE DONNA
Facce meravigliate? Finzione pura. Come i tentativi di proporre una donna, tre donne, quattro donne. Mai una giusta. Ma anche il fatto che l'idea fosse venuta contemporaneamente a Salvini e Conte la rendeva indigesta a quelli del Pd perché frutto della convergenza di opinioni di "due forze estremiste". Ma non sono tutti nello stesso governo, lì gli estremisti vanno bene, e se fanno i femministi diventano impresentabili? Ridicolaggini. Era tutto già stabilito, non dalla volontà dei partiti o dei loro capibastone, ma dalla logica possente dei rapporti di forza. Era persino tornato Casini, rinfrescato dal lavacro di Silvio Berlusconi, ritornato leader di 180 centristi, deluso com' è stato dai parenti serpenti Salvini e Meloni. Eppure era così semplice da prevedere. Draghi era il favorito, ma era pur sempre uno spostamento dell'asse del mondo politico, ci sarebbero stati rovesciamenti, cambi di governo, e chissà mai: elezioni! Con almeno 600 parlamentari destinati a cambiare busta paga e a cercare di sfuggire alla disoccupazione (essere stati deputati non funziona come referenza). Da che mondo e mondo non vincono i sentimenti ma i rapporti di forza. E oggi la forza sta lì, nella pancia del parlamento, intesa proprio come stomaco e già che ci siamo intestino. A essere sconfitti sono non solo i partiti, ma i loro leader, non solo i segretari, ma anche i capicorrente, i sottopanza. Nessuno manovra più nessuno. E le coalizioni e le loro alleanze incollate con lo scotch risultano spiaccicate.
SAGGEZZA?
Ieri mattina quando la sinistra ho ordinato di votare scheda bianca, Mattarella ha avuto 387 voti, mentre il centrodestra si è astenuto. Enrico Letta con un Napoleone che si dichiara felice della sua Waterloo dichiara: «Il Parlamento ha la sua saggezza da ascoltare». E quale sarebbe la saggezza? Quella di puntare sul soldo, a prescindere dalle coloriture politiche? Oppure l'aver dato il benservito al sistema dei partiti in nome dell'accozzaglia parlamentare governata soltanto, come la folla manzoniana, da dar l'assalto ai forni per assicurarsi la pagnotta? C'è un sacco di roba da ricostruire. Ma da dove ripartire? Non è che gli italiani possono puntare il dito contro i deputati e i senatori, che avrebbero tradito chissà quale mandato popolare. Ma no: gli elettori hanno scelto proprio loro. Non si sono truccati da geni pur di farsi votare. Hanno spedito su internet i loro profili spesso da idioti patentati, senza arte né parte, se non quella del tengo famiglia.
TENGO FAMIGLIA
Consoliamoci però. Forse la gioia dell'unico partito dominante, quello dei cazzi propri, può persino non essere una sciagura. Consente a Draghi di continuare il suo lavoro, a ministri capaci come Brunetta e Giorgetti, Gelmini e Garavaglia, nonché un sottosegretario come Sileri, senza dimenticare il generale Figliuolo, di stabilizzare una ripresa economica straordinaria costruendo ripari credibili al soffio dalla pandemia. La continuità impedisce colpi di mano dei mercati finanziari i cui esponenti aggressivi si sono visti tagliare gli artigli rapaci proprio da questo nulla di fatto. Con un'Italia quieta, senza tremiti rivoluzionari, la solita Italietta del tengo famiglia. Ma a noi va bene così? Boh.
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