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Elisabetta Belloni "sulla lista di Enrico Letta". Ma... Quirinale, il gioco sporco del Pd sulla pelle di Sergio Mattarella

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Elisabetta Belloni fatta fuori dallo stesso Partito democratico che l'aveva proposta. A spiegare come siano andate davvero le cose sul nome della direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, era già stato Matteo Salvini. "La Belloni mi è stata proposta ieri da Pd e M5s. Dato che per cinque giorni sono stato io a fare proposte, ma non ne andava bene una, allora ho chiesto a loro dei nomi da sottopormi - aveva detto ai microfoni della Maratona Mentana su La7 -. Quando sono andato nell’ufficio di Conte mi sono stati fatti cinque nomi, dopo aver parlato con gli alleati sono tornato dicendo che uno aveva il sostegno della Lega perché aveva tutto per essere un ottimo presidente, credibile e super partes". Quel nome era proprio la Belloni, naufragata in una sola notte. Una mossa sporca, quella di Enrico Letta e del Pd, sulla pelle di Sergio Mattarella: una finta sul capo degli 007 per tendere un tranello a Salvini e Conte. Il prezzo da pagare? Il bis di Mattarella, appunto. E la rabbia del presidente riconfermato. 

 

 

Come? Ecco che i dettagli sull'accaduto aumentano. Ad aggiungere qualche particolare in più ci pensa il Corriere della Sera. "Nella lista di Letta - si legge in riferimento alla rosa di candidati proposta dai dem - c'è il nome su cui puntano Conte e Salvini: Belloni". Peccato però che proprio su quel profilo, ben tre giorni prima nel Pd era scoppiato il caos. Il motivo? Proporre alla presidenza della Repubblica il capo dei servizi segreti non è roba da Paese dell'Occidente democratico. "È fatta purtroppo, perché con i voti della Meloni hanno i numeri. E in Aula si creerà un effetto trascinamento che ci costringerà a votarla", avrebbe commentato subito Dario Franceschini mentre M5s e Lega annunciavano il nome della Belloni in lizza per il Colle.

 

 

E ancora, Loredana De Petris in un messaggio ai colleghi: "C'avete proprio rotto er...". Ma a reagire in modo più duro degli altri Lorenzo Guerini. Il ministro avrebbe riferito di non aver "mai gridato così in vita mia". Poi è stata la volta di Matteo Renzi: "Hanno provato a mettercela nel (bip) con Frattini. Ora ci riprovano con Belloni. Se non li fermiamo lanceranno anche il generale Figliuolo". Ma anche sul fronte del centrodestra Giovanni Toti non è stato da meno: "È una cosa folle. Non ne sapevo nulla. Ho sempre detto che se si deve andare su un tecnico per me c'è solo Draghi. Se è un politico, si può fare con Casini", avrebbe detto nel retro di un ristorante in chiamata con Di Maio chiudendo anche lui all'ipotesi Belloni. Per sempre.

 

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