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Quirinale, Sergio Mattarella rieletto presidente. Dietro al plebiscito la sconfitta della politica: perché hanno perso tutti

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Ora è ufficiale, bis al Quirinale per Sergio Mattarella, quel bis che aveva chiesto a più riprese di evitare: rieletto con un plebiscito all'ottavo scrutinio. Il quorum dei 505 voti viene superato poco dopo le 20.15, accolto da un boato dell'aula e dagli applausi di tutti i grandi elettori. L'uomo del Colle è ancora lui, il tredicesimo presidente della Repubblica che succede a se stesso, così come nella storia era accaduto soltanto con Giorgio Napolitano. L'epilogo arriva dopo una settimana a tratti incomprensibile, fatta di nomi bruciati, veti, ripicche, accuse, trattative indecifrabili. L'epilogo segna anche la profondissima crisi del centrodestra, che ora appare irrimediabilmente spaccato: Giorgia Meloni durissima con gli alleati, Forza Italia sempre più lontana da FdI e Lega.

Dietro a Mattarella, proclamato a Montecitorio da Roberto Fico, ecco Carlo Nordio, candidato di FdI che era nella prima rosa di nomi di quel centrodestra che, ora, sembra non esistere più. Ma conta poco, i voti sono tutti per lui, per bis-Sergio. Lui al Quirinale, Mario Draghi ancora premier, anche se - si pensi al caso di Giancarlo Giorgetti e le ventilate dimissioni - per il governo molte, tante, cose ora potrebbero cambiare. Per onor di cronaca, Mattarella chiude a 759 voti. Carlo Nordio a 90, Nino Di Matteo a 37 voti, Silvio Berlusconi incassa 9 preferenze ed Elisabetta Belloni 6. Si segnalano anche 5 voti per Mario Draghi. Mattarella diventa così il secondo presidente della Repubblica più votato di sempre, dopo Sandro Pertini con i suoi 832 voti al 16esimo scrutinio nel 1978.

La conferma di Mattarella segna anche il flop, assoluto, della politica. La sconfitta di una politica che non è stata in grado di trovare una quadra, una soluzione, un nome alternativo o un "patto" su Draghi, che fino a qualche settimana fa, forse ancora questa settimana, pareva il candidato designato. 

Eppure, tutti i leader provano a metterci il cappello, su Mattarella. Si parte da Enrico Letta, dalle lodi al presidente, al tweet con faccina sorridente del mattino a commentare lo striscione "grazie Mattarella". Poi le parole sulla "saggezza del parlamento", che ha spinto per la riconferma: un giro di parole per non ammettere la sconfitta, il flop. Dunque Giuseppe Conte, quasi comico nel tentativo di intestarsi il bis, spiegando che "la candidatura è montata nella nostra comunità", ossia con i voti dei dissidenti del M5s, sempre più balcanizzato. Anche Matteo Salvini ne esce male, ma almeno rispondendo implicitamente alle parole di Letta, ha affermato che "è meglio dire Mattarella ripensaci".

E ci ha ripensato, ha dato il suo ok dopo - pare - aver rifiutato l'incontro coi leader, così come sarebbe dovuto essere: al loro posto i capigruppo e i governatori, troppa la stizza di Mattarella contro quei partiti che non sono riusciti ad assecondare il suo desiderio, fare il nonno, niente bis. Insomma, la sconfitta a tutto campo della politica. L'anno zero della politica. Una politica che però, incredibilmente, goffamente e in modo surreale, continua nel tentativo di intestarsi un bis che il diretto interessato non voleva.

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