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Pier Ferdinando Casini beccato così dalle telecamere di Mentana: con chi sta parlando in aula, un segnale inequivocabile
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Lo scoop è di Enrico Mentana: Pier Ferdinando Casini beccato nell'aula di Montecitorio dalle telecamere di La7, per la Maratona quirinalizia. Il senatore, eletto con il Pd nel 2018 e oggi nel Misto, è uno degli ultimi quirinabili. Se la deve vedere con il premier Mario Draghi e una donna, Marta Cartabia e Paola Severino le favorite dopo la possibile "bruciatura" di Elisabetta Belloni. Casini al momento è sostenuto ufficialmente soltanto da Forza Italia e centristi, che su di lui hanno virato nella notte distinguendosi da Salvini e Meloni e rompendo il fronte del centrodestra, e da Matteo Renzi, che non ha mai negato come Pierferdy sia una delle carte preferite di Italia Viva. Troppo poco, però, per sperare nel colpaccio e vincere soprattutto le resistenza di parte del Movimento 5 Stelle, di metà Pd e soprattutto di Lega e Fratelli d'Italia.
Forse per questo il video mandato in onda in diretta da Mentana è significativo: Casini è al banco dei leghisti, colloquia fitto fitto con due bracci destri di Salvini, Stefano Candiani e il sottosegretario all'Agricoltura Gian Marco Centinaio. Al gruppo, per certi versi inedito (anche se a Casini tutto l'arco parlamentare riconosce affabilità e sensibilità da uomo-spogliatoio, in grado di discutere con tutti indipendentemente dal colore politico) ecco aggiungersi anche Andrea Marcucci, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, ex renziano considerato da molti al Nazareno la "quinta colonna" di Italia Viva tra i democratici. Nomi e partiti non casuali. E Casini, a un certo punto, alza lo sguardo e saluta platealmente la telecamera con il gesto della mano e un sorriso sornione. Consapevole di avere tutti gli occhi addosso: oneri, onori e chiacchiere confidenziali di un possibile Capo dello Stato.
Dopo un paio d'ore, il colpo di scena: "Tutto è bene ciò che finisce bene", annuncia Pieferdy una volta che è chiaro a tutti come si andrà, già nel pomeriggio, verso il bis di Sergio Mattarella. E allora i retroscena si ribaltano: Casini, da buon democristiano, ha deciso di rinunciare alle proprie ambizioni (almeno fino al 2029) per giocare la partita più difficile, convincere le truppe parlamentari a votare per il Capo dello Stato. "Se hai la sfortuna di incrociare Federer in finale... Prima viene il bene dell'Italia", è stata la sportivissima resa del suo grande sponsor Clemente Mastella, riferendosi a Mattarella. Scuola democristiana d'altri tempi.
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Un santuario alpino sospeso nel tempo e nello spazio
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