Quirinale, "un voto epocale". Toti, il retroscena sul flop Casellati: quadro politico rivoluzionato
Rischia di essere un voto-epoca quello che ha visto, ieri, respingere la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati nella corsa al Quirinale. Nel senso che, attorno al passaggio, doloroso, che si delinea nei numeri che mancano al centrodestra, si potrebbe consumare il primo passo verso un cambio di schema. Lo si percepisce dalla caccia ai franchi tiratori. All'indice finisce l'aria centrista, anzi, «l'ingorgo centrista» come lo definisce Gianfranco Rotondi, iscritto al gruppo di Forza Italia ma battitore libero nel sogno della Bandiera Bianca. E proprio lì si addensa l'attenzione, nello psicodramma che vive il centrodestra subito dopo l'incidente sulla Presidente del Senato. Lo fa capire, per esempio, il battibecco in transatlantico tra Giovanni Toti e Ignazio La Russa. Con l'ex ministro della Difesa che apostrofa il Presidente della Liguria: «sei contento?» E l'altro, di rimando, «No, vi lascio spazio». Dunque, Coraggio Italia finisce additata (assieme a parte di Forza Italia) per tutto il giorno. Per esempio, Vittorio Sgarbi è esplicito: «20 su 32 di loro non hanno votato». Dal banco degli imputati si respingono le accuse. Il Presidente Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, parlando all'Ansa osserva: «Mi dispiace per Elisabetta (Casellati n.d.r). Io posso solo dire che l'ho votata, così i nostri elettori».
Il Capogruppo alla Camera Marco Marin: «I franchi tiratori non siamo noi, non corro dietro ai pettegolezzi». Getta acqua sul fuoco, parlando a Rainews 24, il senatore Gaetano Quagliariello: «Io eviterei la caccia alle streghe, ci si rifugia nella matematica quando non c'è la politica». Però il tema di scenario si pone. Filtra ad esempio l'indignazione, per quanto sta accadendo, della deputata Michaela Biancofiore, che forte della sua identità liberale, fortificata in lustri e lustri di militanza azzurra, continua a invocare la salvaguardia dell'unità del centrodestra come coalizione plurale. Osvaldo Napoli dal suo canto vede «uno spazio politico nuovo, in cui devono essere protagonisti Toti, Renzi, Berlusconi, Calenda». E a tal proposito, proprio nelle scorse settimane era più che un "pourparler" l'ipotesi di sinergia comune (si prefigurò anche l'unione delle compagini parlamentari) tra l'ex rottamatore e il governatore della Liguria. Quest' ultimo, a proposito del centrodestra, la butta giù così: «Non è un matrimonio tra persone che si sono giurate per forza di vivere insieme. È una coalizione con tante sensibilità, di cui bisogna tener conto». E che alcune di quelle sensibilità, nelle ultime ore, abbiano guardato con un certo interesse ad un voto a Casini non è certo un mistero.
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