Giuseppe Conte "assente dal vertice di maggioranza". Retroscena Mentana: "sfiduciato" da Di Maio?
"Al vertice di maggioranza non c'è Giuseppe Conte". L'indiscrezione pesantissima arriva da Alessandra Sardoni, inviata di Maratona Mentana su La7. Ed Enrico Mentana, direttore del TgLa7, la butta lì: "Ieri sera il vertice è finito tardi, è possibile che il Movimento 5 Stelle sia il partito con le maggiori turbolenze". In mattinata, era in corso anche una riunione dei Grandi elettori grillini, ma Giovanni Toti, leader di Coraggio Italia, ai microfoni di Paolo Celata conferma e sottolinea la difficoltà di fare fronte comune per trovare un nome condiviso. "Noi siamo per Pier Ferdinando Casini. Il bis di Sergio Mattarella? Credo che se non ci diamo una mossa sarà fatto presidente a furor di popolo". E a giudicare dall'attendismo di tutti, la strada sembra farsi talmente tanto stretta da portare alla "implorazione" del presidente uscente. "Non è un gran successo - ammette Toti -, ma se succede succede". Alternativa? Mario Draghi: "Abbiamo il migliore tecnico possibile, trasferiamolo di qualche centinaio di metri da Palazzo Chigi. Ma se vogliamo un politico rappresentativo della storia italiana il nome è quello di Casini. Poi attendiamo proposte". Di una cosa il governatore della Liguria è sicuro: "Entro le prossime 24 ore i Grandi elettori prenderanno iniziative autonome". Tradotto: voteranno Mattarella, un plebiscito per convincerlo a restare al Quirinale nonostante da mesi il Capo dello Stato ribadisca la propria volontà di andare in pensione.
Ma il tema politico della mattina è la difficoltà del Movimento 5 Stelle, dilaniato dalla accelerazione di venerdì sera su Elisabetta Belloni. "Un nome proposto dalla sinistra", ha spiegato Matteo Salvini. Un nome che però non raccoglie i favori di metà Pd, Italia Viva, Forza Italia. E nei 5 Stelle, è stato Luigi Di Maio a opporsi alla linea imposta da Conte e Beppe Grillo (che sul blog ha salutato il capo dei servizi segreti con un bacio della morte, "Benvenuta Signora Italia"): "Un metodo indecoroso", ha dichiarato il ministro degli Esteri, forse il sostenitore più appassionato della Bellona (di fatto, legata a doppio filo alla Farnesina e che il ministro avrebbe addirittura definito "mia sorella"), preoccupato per l'ennesima candidatura bruciata. Un atto d'accusa contro Grillo, uno strappo forse irrimediabile con Conte: e l'assenza dell'ex premier dal vertice di maggioranza difficilmente può essere slegato a questa rottura.