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Matteo Salvini, azzardo Quirinale: come ha ribaltato tutto in poche ore, panico in Parlamento. "Perché può vincere in ogni caso"

Fabio Rubini
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Matteo Salvini è come quei pugili che sul ring sanno pazientare, che saltellano attorno all'avversario con fare quasi irriverente e che quando è il momento sanno pure incassare qualche bel cazzottone. Poi, mentre tutti son lì a vederlo al tappeto, sfodera il gancio destro che manda il rivale cappaò. E ieri, soprattutto dopo il flop della votazione del mattino con la candidata di bandiera Casellati affossata da una sessantina di franchi tiratori - erano in molti a darlo per spacciato. C'era chi gli pronosticava una fine alla Bersani 2013 quando si dimise da segretario dem dopo l'impallinamento di Romano Prodi- e chi già se lo immaginava seduto su una panchina dei Giardini Montanelli, nella sua Milano. La realtà è che se questa mattina le indiscrezioni che vedono Elisabetta Belloni in pole per il Quirinale, saranno confermate dal voto in aula, il segretario della Lega uscirebbe dal ring con la cintura da campione dei pesi massimi ben allacciata alla vita. E in caso contrario ne uscirebbe comunque vincitore, ai punti.

 

 

 

PARTITA DELICATA - La partita, però, è delicata, perché con i "no" di Pd, Forza Italia e Italia Viva, i numeri sulla Belloni sono ballerini. Ammesso che tutti tra Lega, M5S e FdI la votino, la candidata arriverebbe a 509 voti, appena quattro in più del quorum necessario. Un po' poco per andare in aula in scioltezza. Occorrerà dunque vedere se la notte porterà consiglio e nuovi alleati alla causa della Belloni. Vada come vada quella di venerdì 28 gennaio sarà una giornata che Salvini ricorderà come una delle più lunghe della sua vita. Ricca di colpi di scena, di ruzzoloni - forse calcolati e di guizzi del tutto inaspettati, almeno da noi cronisti. Come quello che ha riportato il sereno tra lui e Giuseppe Conte e che a sera sembrerebbe addirittura aver rotto il patto d'acciaio tra Cinquestelle e Partito democratico. I due, dopo le stoccate velenosissime che si erano scambiati in Parlamento a cavallo tra la fine del governo gialloverde e la nascita di quello giallorosso, ieri sera sembravano due piccioncini. Salvini che annuncia l'accordo sul nome di una donna e Conte (e poi Grillo) che conferma tutto, facendo infuriare il Pd e Renzi. Il riavvicinamento gialloverde aveva però avuto un prologo in mattinata, quando dopoil primo dei tanti vertici di centrodestra Salvini aveva annunciato il voto per un'altra Elisabetta, la presidente del Senato Casellati. Una mossa per accontentare l'alleato più scalpitante, Giorgia Meloni che da giorni spingeva per una prova di forza. Il naufragio - causa fuoco amico - della Casellati ha dato il destro a Salvini per riunirsi con Giorgia e farle capire che la battaglia identitaria non poteva essere vinta, causa inaffidabilità di taluni gruppi parlamentari e nel contempo rinsaldare l'asse con FdI, che infatti in serata annuncia di voler votare la Belloni. Anche il colpo di scena di Letta che sbarra la strada all'accordo, paradossalmente è stata la ciliegina sulla torta di Salvini che, comunque finisca tra ieri notte e questa mattina, potrà rivendicare con ancora più forza la sua tesi, ovvero che il centrosinistra sta dicendo "no" a tutti perché vuole solo e soltanto un suo uomo al Quirinale. Come dimostra il fatto che alla fine l'unico nome fatto da Letta in serata è stato quello del presidente uscente Sergio Mattarella, che del Pd fu tra i fondatori.

 

 

 

ATTACCO AL PD - Una teoria ben chiarita in mattinata nel corso di una conferenza stampa nella quale, oltre a esplicitare il nome della Casellati, aveva sferrato un duro attacco al centrosinistra. «Dicono di no a tutti, ma non fanno un nome loro. Il conclave? Io ci vado anche se ci mettono a pane e acqua, ma prima dicano se vogliono discutere». E aveva ricordato come «Il presidente Mattarella, che qualcuno tira perla giacchetta per nascondere i propri problemi interni, ha già manifestato la propria indisponibilità al secondo mandato». Poi Salvini riparte per una girandola di vertici. A sera è lui il primo ad uscire dalla riunione con Letta e Conte e annunciare «abbiamo il presidente donna». E dopo che Letta fa marcia indietro non si scompone, chiudendo la giornata con una foto opportunity e la didascalia: «Un altro caffè e al lavoro, la prima presidente donna sarebbe una straordinaria innovazione».

 

 

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