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Quirinale, fonti Pd: "Non c'è solo il nome di Elisabetta Belloni". No di Renzi e Forza Italia

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La svolta arriva poco prima di cena, Matteo Salvini annuncia: "Stiamo lavorando per un presidente donna". Ribaltone-Quirinale se ce n'è uno: dopo il flop su Elisabetta Casellati, infatti, tutti puntavano o su Mario Draghi o su Sergio Mattarella. E invece - forse - no: smentite le indiscrezioni, i commentatori, le soffiate.

Quanto detto da Salvini è stato confermato pochi minuti dopo da Giuseppe Conte, leader del M5s, quasi a confermare che dietro alla svolta ci siano proprio loro: i fili del dialogo tra i due si erano riallacciati giusto negli ultimi giorni, dopo anni di grande freddo, quello che è seguito dallo strappo del Papeete dell'allora ministro dell'Interno leghista.

La donna presidente della Repubblica dovrebbe essere Elisabetta Belloni, l'indiziata numero uno, il capo dei servizi segreti (anche se nei giorni scorsi, quando si era fatto il suo nome, qualcuno eccepiva sulla peculiarità del balzo, dai servizi al Colle). In subordine, anche Paola Severino e Marta Cartabia.

Dunque, dopo lunghi minuti di silenzio, fonti del Pd hanno confermato che "sul tavolo del confronto fra Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Salvini si è discusso di diverse ipotesi, prendendo in esame i nomi, tra gli altri, di Elisabetta Belloni e Marta Cartabia. Nomi che si sono aggiunti a quelli di Sergio Mattarella, Mario Draghi, Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini", concludono le fonti dal Nazareno.

Insomma, non solo donne: anche Draghi e Mattarella, tutt'ora e comunque in corsa. Poi Amato e Casini, che per ragioni differenti appaiono più soluzioni più difficili. Ma non si può non notare come il Pd faccia il nome anche di quella Cartabia che il M5s non vorrebbe mai al Quirinale: difficile pensare che, se Conte e Salvini hanno trovato un'intesa, possa essere su di lei. I grillini rimproverano infatti alla Cartabia di aver smantellato la sciagurata riforma della giustizia Bonafede

Insomma, il Pd sembra frenare, mettendo sul tavolo altri nomi. Compreso quello di "disturbo" della Cartabia. I dem, forse, superati dall'evoluzione dei fatti, provano a sabotare il piano. Senza l'appoggio di Enrico Letta, infatti, nessuno proverebbe a lanciare un nome alla prova del voto nel segreto dell'urna, compreso quello della Belloni: troppo ghiotta, per il partito del "no", ovvero il Pd, la tentazione di affondare gli avversari (o teorici compagni di governo). E occasione troppo ghiotta anche per chi, nei rispettivi partiti, vuole mettere il proprio leader nel mirino (si pensi alla balcanizzazione del M5s).

Ma anche Forza Italia, si apprende, ha subito mostrato di avere dei dubbi sulla 'doppietta' tecnico a Palazzo Chigi e tecnico anche al Quirinale. Poi Matteo Renzi, che ha subito fatto trapelare la sua contrarietà al nome della Belloni: "Che il capo dei servizi segreti in carica diventi Presidente della Repubblica è inaccettabile. Si tratta di una deriva senza precedenti. Non voterò Elisabetta Belloni. Che è una mia amica. Ma dai Servizi Segreti non si va al Quirinale:chi non lo capisce non ha cultura istituzionale", commenta durissimo il leader di Italia Viva. Da Forz Italia, invece, Licia Ronzulli ha tagliato corto: "Per noi Belloni non va bene. Quindi fonti azzurre hanno confermato: "Un doppio tecnico non può andare". E hanno aggiunto che "altri partiti hanno dei dubbi sulla Belloni".

Dalla Meloni, al contrario, è arrivata una netta apertura sul nome della Belloni: "Tutti parlano dell'importanza delle donne nei ruoli chiave, ma alla prova dei fatti quando esce il nome di una donna per un'alta carica si assiste a un fuoco di sbarramento di una violenza inaudita. Ecco a voi la latente misoginia italiana", ha concluso la leader di Fratelli d'Italia.

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