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Quirinale, tanto rumore per nulla? "Mario Draghi presidente della Repubblica", piovono conferme

Mario Draghi

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Meglio perdere tutti piuttosto che farsi male e uscirne pure umiliati. Ecco perché Mario Draghi presidente della Repubblica potrebbe essere l'esito finale più logico e scontato di questa giostra impazzita chiamata toto-Colle. Sei votazioni, sei nulla di fatto. A preoccupare non è il tempo impiegato per scegliere il presidente, ma l'assenza di metodo. A meno che i leader, alle prese con partiti balcanizzati e truppe incontrollabili, non abbiano più o meno volontariamente studiato fin dall'inizio questa diabolica strategia. Continuare a girare a vuoto e andare a sbattere (vedi Casellati, affondata dai franchi tiratori a quota 382) per dimostrare agli avversari ma soprattutto all'opinione pubblica che "non si può fare altrimenti". E dunque conviene tornare tutti alla casella del via: quel Draghi che già un anno fa, quando fu chiamato a Palazzo Chigi, era indicato da tutti come l'erede designato di Sergio Mattarella

Ricapitoliamo. Salvo sorprese di una trattativa sempre più imprevedibile (tanto da sembrare dominata dal caso e dalla estemporaneità), ne restano tre sul tavolo. Pier Ferdinando Casini. Draghi e Mattarella. Il senatore ex leader dell'Udc gode di simpatie bipartisan ma ha due grossi problemi: è stato eletto dal Pd, come suggerito più volte da Lega e Fratelli d'Italia, e i rapporti con Berlusconi (con cui però c'è stata una bella telefonata giovedì) non sarebbero tali da garantirgli il sostegno incondizionato di Forza Italia. Peraltro, i meloniani così come il Movimento 5 Stelle gli contestano un atteggiamento troppo morbido da presidente della Commissione banche, ai tempi dello scandalo Banca Etruria e popolari. Chi teme franchi tiratori scatenati, non ha torto.

Ma, soprattutto, l'incontro tra Draghi e Matteo Salvini poco prima di cena è sembrato molto più di un indizio. Soprattutto perché a strettissimo giro di posta Enrico Letta, finalmente, ha aperto bocca: "Sono molto ottimista, si lavora a una soluzione". Insomma, dopo tutta questa tarantella si torna a Mario Draghi? Possibile, probabile.


Mattarella è, umanamente, il candidato più benvoluto. Risolverebbe ogni problema, lasciando congelata la situazione attuale per un altro anno. Anche lui però ha due ostacoli: il primo, una sua rielezione in stile Napolitano 2013 implicherebbe una umiliazione pubblica per i leader, costretti a salire al Colle per - letteralmente - implorarlo di rimanere. Una scena che a un anno dalle elezioni potrebbe compromettere l'autorevolezza di molti degli attuali protagonisti, incapaci di risolvere da soli il rebus. Senza contare che, come anche oggi ricordavano dalla Lega, da mesi il Capo dello Stato sta salutando tutti, intenzionato a ritirarsi a vita privata tra Palermo e Roma, ma in qualità solo di senatore a vita. 

E insomma resta che lui, SuperMario. Il più odiato (tutti i retroscenisti parlano di una clamorosa freddezza dei parlamentari), ma anche il più invocato dai governatori, per esempio. Permetterebbe di mantenere, come sopra, lo status quo, assicurando una continuità di governo per un altro anno perché il prossimo premier, di fatto, sarà una sua emanazione. Garantirebbe l'Europa e i mercati, che per 7 anni si sentirebbero "al riparo" da qualsiasi sorpresa. E aprirebbe, magari, anche qualche casella nel nuovo esecutivo, poltrone che tendono sempre a ingolosire chi vota. Dal Whatever it takes al Why not? 

Certo, con l'inevitabile crisi di governo, nel caso, ci sarà da divertirsi. Come andrà a finire? Chi lo sa. E se davvero la spuntasse Draghi, ci si chiede: su cosa si è trattato per una settimana? Perché la situazione si è sbloccata dopo il naufragio della Casellati? Perché è stata fatta naufragare? Come si è usciti dal caos, ammesso che se ne esca davvero? 

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