Quirinale, Matteo Salvini alla prova di forza: due nomi da votare. l'azzardo: chiude la partita o salta il banco?
Salvini prova a costruire, il Pd si diverte a smontare. È successo così anche ieri, in una fotocopia tragicomica di questa corsa al Quirinale. Anche per questo verso sera il leader della Lega rompe gli indugi fa trapelare l'indiscrezione che starebbe lavorando forte sulla candidatura di Franco Frattini. Passano i minuti e quella che sembrava una «spallata» prende invece la forma di un tentativo di blitz per capire chi sta bluffando e chi no. Letta si affretta a dire che la candidatura dell'ex forzista sarebbe «una provocazione», il Movimento Cinquestelle invece si spacca. I grandi elettori vicino a Di Maio spiegano che «quel nome spaccherebbe la maggioranza di governo», quelli vicino a Conte invece abbozzano e fanno sapere che tutto sommato ci si potrebbe anche ragionare. A patto però di non far cadere il governo e andare a votare. Salvini osserva, valuta, ragiona. Incontra la Meloni - ancora irritata dalla decisione di astenersi nella votazione di ieri- e la rassicura «domani (oggi, ndr) sulle schede scriveremo un nome di centrodestra», che salvo imprevisti sarà appunto quello di Franco Frattini. E con il quorum a 505 voti tutto è possibile. Poi il Capitano si concede un caffè con Toti e Tajani. Insomma lavora per tutta la giornata a una possibile soluzione condivisa. «Ha incontrato avvocati e docenti universitari» fanno sapere fonti interne alla Lega e lo stesso Salvini spiega: «Qualcuno lavora per spaccare, per dire sempre e soltanto "no". Io lavoro per tenere insieme il centrodestra e la maggioranza di governo».
AL BIVIO
Un'indicazione che porta a due possibili soluzioni. La prima è quella trapelata sempre in serata e che vede in Giampiero Massolo, classe '54, il candidato sul quale trovare la quadra. L'attuale presidente dell'Ispi (istituto per gli studi di politica internazionale), ragionano in Lega, ha tutte le caratteristiche giuste: ha alto profilo istituzionale, non ha tessere di partito, è atlantista, europeista, è stato ambasciatore di lungo corso e oltre all'italiano parla quattro lingue, inglese, francese, russo e polacco (è nato a Varsavia), ma soprattutto ha lavorato con governi sia di centrodestra sia di centrosinistra. Tanto che a sera tarda nessuno del Pd lo aveva pubblicamente bocciato. Salvini, tra l'altro, l'avrebbe incontrato nel pomeriggio - ma dalla Lega smentiscono- e avrebbe fatto il suo nome nel vertice serale coi leader di centrodestra, nel quale Forza Italia avrebbe invece bocciato il nome di Sabino Cassese.
SUPER MARIO NON MOLLA
La seconda strada è quella che rimanda tutti alla casella di partenza: Mario Draghi. Ad avvalorare questa pista - che sarebbe comunque il piano B o C di Salvini - c'è anche la telefonata intercorsa tra l'attuale premier e Silvio Berlusconi, che sa tanto di disgelo personale tra i due; e poi quell'incontro pomeridiano con Antonio Tajani nel quale si sarebbe parlato di Quirinale e di rimpasto di governo. Con gli azzurri a chiedere garanzie sui ruoli di peso nel nuovo esecutivo. Già, perché anche se Super Mario dovesse spuntarla e traslocare al Quirinale è sempre meno probabile che si vada a elezioni. Uno scenario, quest' ultimo che non vedrebbe né vincitori né vinti. Forse. Perché la Meloni si convincerebbe a votare l'attuale premier solo in cambio di elezioni anticipate. Ma di garanzie in questo senso non ce ne sono. Anzi nel panorama attuale è più facile il contrario. In serata, a vertice in corso, trapelano le prime indiscrezioni sulla strategia: il centrodestra sarebbe orientato a votare un candidato di bandiera alla prima votazione di oggi - probabilmente un profilo tra quelli già indicati nella prima rosa - e chiudere un accordo alla seconda. Poi, il comunicato: «Il vertice del centrodestra ha deciso che nella votazione di domani mattina indicherà uno dei nomi di alto livello proposto nei giorni scorsi, dando mandato a Matteo Salvini previa ogni opportuna interlocuzione - di definirlo entro il nuovo vertice delle ore 9». Il nome più accreditato sembra quello della presidente del Senato Elisabetta Casellati. Per la seconda chiama i nomi forti sarebbero Casini o Draghi.