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Quirinale, "mancano all'appello 188 astensioni". Caos nel centrosinistra, il pizzino delle truppe a Conte e Letta
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I 166 voti espressi per il presidente della Repubblica uscente Sergio Mattarella sono un segnale politico? Un espediente utilizzato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle e dai dem per attirare l'attenzione e farsi ascoltare dai loro leader? La quarta votazione per eleggere il prossimo capo dello Stato si è risolta in un nulla di fatto, anche se lo spoglio ha dato prova di non poche turbolenze interne ai partiti. Soprattutto nel centrosinistra.
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Pd, Leu e M5s avevano dato nuovamente indicazione di votare scheda bianca. Stessa indicazione era stata data anche da Italia viva ai suoi grandi elettori. Dallo spoglio, però, è emerso chiaramente che queste indicazioni sono state completamente aggirate da un gran numero di parlamentari. E che, di conseguenza, i leader Enrico Letta e Giuseppe Conte non riescono a tenere a bada i propri gruppi. Le schede bianche complessive, infatti, sono state "solo" 261. Basta fare due conti per capire che qualcosa non torna: la somma dei grandi elettori di Pd (154), M5s (233) e Leu (18) è uguale a 405 voti. Se si aggiungono i 44 grandi elettori di Iv, si arriva a 449. Mancherebbero all'appello, dunque, ben 188 schede bianche.
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A destare maggiore preoccupazione sono soprattutto i voti dati a Mattarella (166). Il centrodestra si è astenuto, quindi questi 166 voti vanno ricondotti al centrosinistra o ai grandi elettori delle varie componenti del Misto. Anche se bisogna considerare che Alternativa e i non iscritti ad alcuna componente hanno votato per Nino Di Matteo, che ha ottenuto 56 voti; Azione per Marta Cartabia (6 voti), Sinistra Italiana e Verdi per Luigi Manconi, con 8 voti. Inoltre, hanno ottenuto voti anche Mario Draghi 5, e Giuliano Amato 4. Qualche ribellione l'ha registrata pure il centrodestra: 12 parlamentari avrebbero votato, nonostante l'indicazione sull'astensione fornita dai leader.
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