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Marcello Pera "nemico di Papa Francesco", la vergogna della sinistra: a cosa si sono ridotti per farlo fuori

Giovanni Sallusti
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Gira un sola consegna in queste ore in tutti gli anfratti del mainstream: spulciate, dannazione. Saccheggiate vite, curricula, virgolettati, gaffe vere o presunte di tutti i candidati alla presidenza della Repubblica ipotizzati dal centrodestra o anche solo vagamente collegabili ad esso. Obiettivo, dimostrare la tesi da sempre precostituita: qualunque quirinabile non di sinistra non è ontologicamente degno del supremo Colle. E allora via al killeraggio di Maria Elisabetta Alberti Casellati, lievemente presidente del Senato. Repubblica vara una prima pagina neogotica: «Colle, l'ombra di Casellati», come se si trattasse di una dark lady, non della seconda carica dello Stato. Ma il pezzo forte è la foto sparata all'interno: un bacio sulla guancia stampato al Diavolo in persona, Luca Palamara, durante un ricevimento. C'entra meno di nulla con la cronaca e il Quirinale, l'importante è insinuare un nesso recondito con l'«ex magistrato espulso dall'Anm».

 

 

 

Passa allegramente in cavalleria qualche minuscolo dettaglio: all'epoca erano entrambi membri del Consiglio Superiore della Magistratura; lui era l'idolo incontrastato dell'establishment progressista visto le mazzate appena tirate a Berlusconi da presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati; i due quindi erano palesemente collocati su fronti opposti. Non importa, i ruoli cambiano a seconda delle necessità della Ditta, il Palamara buono nel 2014 era in realtà già cattivo, e solo la Casellati lo sapeva. Pura riscrittura orwelliana. Anche i componenti della famosa "terna" vanno ovviamente screditati, a costo di violare qualunque canone di verosimiglianza. Ecco allora il decano degli editorialisti pensosi, Marcello Sorgi, abbandonare temporaneamente ogni logica, e inorridire nel salotto di DiMartedì all'ipotesi che nelle procure d'Italia possa campeggiare la foto di Carlo Nordio, che «ha scritto di tutto contro i magistrati».

 

 

 

 

Ohibò, Nordio sarebbe anch' egli magistrato, pure di vaglia, e semmai negli anni ha coerentemente criticato quei colleghi che brandiscono la toga per fare politica (per "sfasciare" qualcuno, copyright Di Pietro sul Cav). Se, come ci hanno sempre assicurato tutti i Sorgi per lustri, questi magistrati ideologizzati e in bilico sull'eversione sono una sparuta minoranza, dov' è il problema? Non si sa, come di primo acchito non si saprebbe in quale modo demolire Letizia Moratti. Protagonista della vita industriale, amministrativa, culturale del Paese, presidente della Rai nonché sindaco che, sistematizzando l'eredità Albertini, ha fatto compiere il salto definitivo a Milano (Expo, vi dice qualcosa?). Ma i nostri eroi non demordono, e riesumano una scivolosa uscita della campagna elettorale del 2011 (stretta attualità), quando accusò Pisapia di aver partecipato al furto di un'auto a beneficio dei compagni non totalmente pacifisti di Prima Linea. Pisapia fu assolto, ma dalle carte spuntavano legami personali con le frange estreme se non esplicitamente terroriste dell'antagonismo rosso. Eppure, non fu questo il caso politico, ma la (mezza) gaffe della Moratti, che viene buona anche a 11 anni di distanza.

 

 

 

Ancora più spettacolare il sofisma collettivo su Marcello Pera, filosofo teoretico, ex presidente del Senato, per anni interlocutore privilegiato e coautore di Benedetto XVI. Un merito intellettuale oggettivo, suggerisce il cronista ingenuo che è in noi. Macché: Pera è amico di Ratzinger, dunque è nemico di Bergoglio, dunque è un sovranista bavoso che al Colle non può fare nemmeno l'usciere. È più o meno il ritratto che ne fa tra gli altri il Domani debenedettiano, citando la frase secondo cui «Papa Francesco ha ridotto la Chiesa a una specie di Ong». Vera, ma inserita in un ragionamento ampio, appunto "ratzingeriano", di critica al relativismo culturale. E, soprattutto, nel gioco perverso delle colpe ci pare assai meno grave che aver osannato i carri sovietici che annichilivano Budapest (Napolitano), aver subito la crisi della lira del 1992 bruciando 14 mila miliardi (Ciampi da governatore di Bankitalia, la stima era nientemeno che di Bettino Craxi), aver depredato nottetempo i conti correnti degli italiani (Amato, eterno candidato sinistro al Quirinale, che sarebbe anche oggi la carta coperta di Letta& Co). Chiediamo venia, avete ragione, lì si trattava di "alti profili", ovvero profili non proposti dal centrodestra. Vedete che impariamo?

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