Giuliano Amato, nomina congelata alla Consulta: il sospetto-Quirinale sulla scelta del dottor Sottile
Amor che nulla Amato. Col passo felpato che l’ha reso da sempre un boiardo inafferrabile, Giuliano Amato (escluso dalle sue rose di candidati del centrosinistra e quindi candidabile), è fortemente convinto di potercela fare. La Presidenza della Repubblica è là, a due passi e a 505 parlamentari di quorum che potrebbero accordarsi sul suo nome.
E proprio per credere in questo suo sogno di bambino che il dottore Sottile si produce in un esercizio impensabile in condizioni normali: sta facendo di tutto per non farsi nominare presidente della Corte Costituzionale. Sogno grande mangia sogno piccolo: meglio issato sul Colle che vestito d’a capo degli ermellini. Venerdi 28 gennaio scade il mandato dell’attuale presidente della Corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio. Prassi vuole che il suo posto venga preso dal giudice costituzionale più anziano, cioè Amato stesso. Sabato 29 gennaio, quindi, è il primo giorno utile per eleggere il nuovo presidente. Lo nota Giulia Merlo sul quotidiano Domani: se Amato cede alle lusinghe della Consulta «magari qualcuno potrebbe pensare che sarebbe inopportuno farlo traslocare, appena proclamato, dal palazzo della Consulta a quello del Quirinale. Meglio seguire l’esempio di Mattarella che quella stessa strada l’ha percorsa, ma da “semplice” giudice costituzionale. Così sarebbe nata la richiesta, ufficiosa, di farsi guidare dall’evolversi degli eventi. Anche per non trovarsi sotto i riflettori che, si sa, non è mai una buona cosa per un quirinabile».
Cioè: Amato il collezionatore implacabile di cariche illustri (dalla presidenza del Consiglio a quella della Treccani), opporrebbe un diniego con riserva alla sua nomina per la massima carica giudiziaria, almeno finché non sia abbia la certezza che al Quirinale non salga qualcun altro. Un fenomeno contro natura, oserei. Da giovedì, quando con la quarta chiama saranno spazzati i candidati di bandiera, Amato potrebbe essere il nome che potrebbe pacificare destra e sinistra (lo vogliono i due Letta Enrico e Gianni, meno i 5 Stelle e Salvini); e, certo, una sua elezione a Presidente della Consulta potrebbe interferire.
Quantomeno l’offerta di un incarico dietro l’altro darebbe un’inelegante idea di voracità. «Già la gente se lo ricorda per le pensioni d’oro e per il prelievo forzoso nottetempo del luglio 1992 dai conti correnti degli italiani», dice un parlamentare che ben lo conosce “figuriamoci se ricompare nell’imbarazzo nella scelta di Consulta o Quirinale...». Ed è per questo che, secondo Domani, Amato starebbe lavorando, e avrebbe ufficiosamente chiesto, «di far trascorrere qualche giorno in più. Soprattutto se si dovesse arrivare a sabato senza l’elezione del capo dello stato».
La Consulta sostiene che il giudice che sostituirà Coraggio è stato indicato dal Consiglio di stato: Filippo Patroni Griffi. Se il giuramento avvenisse il 29 gennaio mattina il collegio potrebbe subito votare il nuovo presidente. Ma tutto questo dipende dal Quirinale. Amato sul Colle, poi, –assicurano i partiti- con i suoi 83 anni suonati, sarebbe un presidente a tempo. Due/tre annetti di tagli di nastro a fare garrire il tricolore, e poi altra elezione e altro presidente. Così pensano i partiti. Che, evidentemente, non conoscono bene Amato…